Suor Dorothy Stang (www.medjugorje.it)
Oggi nel ventesimo anniversario dal suo omicidio, il messaggio di suor Dorothy continua a risuonare con forza.
Il 12 febbraio 2005, il mondo ha subito una perdita incommensurabile con l’assassinio di suor Dorothy Stang, una missionaria americana della congregazione delle Suore di Nostra Signora di Namur. A 73 anni, suor Dorothy è stata assassinata ad Anapu, nello stato del Pará in Brasile, dopo aver dedicato la sua vita a difendere i diritti delle popolazioni indigene, quilombola e rivierasche dell’Amazzonia. Nonostante le numerose minacce di morte, la sua determinazione e il suo impegno per la giustizia sociale hanno lasciato un’eredità indelebile.
Suor Dorothy arrivò in Brasile nel 1966, avviando il suo percorso missionario nello stato del Maranhão. Tuttavia, è stata in Amazzonia che ha affrontato gli interessi economici legati all’industria del legname e alla speculazione fondiaria. Negli anni ’60 e ’70, la regione era teatro di un’intensa migrazione e sfruttamento delle risorse naturali, spesso sostenuti da progetti di sviluppo insostenibili imposti dalla dittatura militare brasiliana. Con l’apertura di nuove strade, il disboscamento e la distruzione dell’habitat naturale sono aumentati, generando conflitti tra i grandi proprietari terrieri e le comunità locali.
La missione di suor Dorothy si focalizzò sulla promozione di un modello di sviluppo sostenibile e rispettoso dell’ecologia. La sua visione anticipava concetti oggi fondamentali nel dibattito globale, come lo sviluppo sostenibile e l’ecologia integrale, evidenziati nella lettera enciclica Laudato si’ di Papa Francesco e nel Sinodo sull’Amazzonia del 2019. Suor Dorothy sosteneva che la protezione ambientale dovesse essere vista come una necessità vitale e non come un ostacolo allo sviluppo economico.
Felício Pontes Júnior, procuratore regionale della Repubblica presso il Ministero Pubblico Federale del Pará, ha affermato che l’eredità di suor Dorothy risiede nella sua capacità di dimostrare che uno sviluppo sostenibile era possibile anche in un contesto di sfruttamento. “Vent’anni fa sembrava impossibile avere uno sviluppo che non fosse predatorio”, ha dichiarato Pontes, sottolineando come, nonostante i progressi, l’Amazzonia continui a soffrire a causa di un modello economico che privilegia il profitto a breve termine.
Il lavoro di suor Dorothy non si limitava alla difesa dell’ambiente. Era profondamente impegnata nella regolarizzazione delle terre per i lavoratori rurali e nella lotta contro la violenza dei latifondisti. Di fronte ai suoi assassini, suor Dorothy rispose armata solo della sua fede, affermando: “Questa è la mia arma”, mentre sollevava la Bibbia e iniziava a leggere le Beatitudini. Monsignor Erwin Kräutler, vescovo emerito di Xingu e amico di suor Dorothy, ha descritto il suo gesto finale come un potente messaggio di speranza e giustizia sociale.
Ogni anno, dal 2005, la Commissione pastorale della terra organizza un pellegrinaggio in sua memoria, coprendo 55 chilometri tra la sua tomba e il luogo del suo assassinio. Questo evento serve a onorare il suo impegno e denunciare le continue violazioni dei diritti umani nella regione.
La figura di suor Dorothy è stata celebrata anche nel cinema. Il documentario They Killed Sister Dorothy, narrato da Martin Sheen nel 2008, ha portato l’attenzione sulla sua vita e sul suo sacrificio, contribuendo a mantenere viva la sua memoria. Inoltre, suor Dorothy è stata onorata all’interno della Basilica di Nostra Signora di Aparecida, dove la sua immagine è stata inserita in un pannello di azulejo dedicato a sante donne. La sua vita è un richiamo alla responsabilità e alla compassione, un invito a non lasciare sole le popolazioni vulnerabili e a riconoscere che la lotta per la giustizia sociale è indissolubilmente legata alla salvaguardia del nostro pianeta.