Santo Stefano Harding: vita ed eredità del fondatore dell'ordine cistercense
Santo Stefano Harding, nato nel 1059 in una nobile famiglia sassone a Merriot, nell’Inghilterra Meridionale, è una figura chiave della storia cistercense.
Dopo l’invasione normanna, fondò il monastero di Cîteaux con Roberto di Molesme. Introducendo la famosa Charta Caritatis, promosse unificazione e austerità, riformando la vita monastica fino alla sua morte nel 1134. La sua vita si intreccia con eventi storici significativi, avendo un impatto duraturo sull’Ordine cistercense e contribuendo a diffondere i suoi principi in tutta Europa.
Fin dalla giovane età, Stefano si distinse per la sua inclinazione verso la vita monastica. Dopo aver preso i voti nell’abbazia benedettina di Sherborne, la sua vita subì una svolta a causa dell’invasione normanna. Questo evento non solo sconvolse la vita sociale e politica dell’Inghilterra, ma influenzò anche il percorso spirituale di Stefano, che decise di lasciare la vita monastica per intraprendere un viaggio di studio e riforma, stabilendosi infine nell’abbazia di Molesme in Borgogna sotto la guida dell’abate San Roberto di Molesme.
Roberto di Molesme stava cercando di riformare l’Ordine benedettino, allontanandosi dalle pratiche eccessivamente lassiste e avvicinandosi a uno stile di vita più austero. Questo richiamo alla sobrietà e alla disciplina colpì Stefano, che si unì a Roberto e ad altri monaci per ripristinare il fervore spirituale. Tuttavia, con l’aumentare della prosperità economica del monastero, le pressioni della vita comune iniziarono a distogliere i monaci dagli ideali originari.
Nel 1098, in un contesto di crescente disillusione, Stefano e i suoi compagni decisero di fondare un nuovo monastero a Cîteaux, ottenendo l’approvazione dell’arcivescovo di Lione, Ugo. Questo nuovo insediamento rappresentava un ritorno ai valori fondamentali del monachesimo, un’aspirazione che sarebbe diventata il fulcro della riforma cistercense.
Diventato abate nel 1109, Stefano Harding giocò un ruolo cruciale nella definizione della struttura e della governance dell’Ordine. La sua introduzione della “Charta Caritatis”, uno statuto fondamentale, stabilì relazioni armoniose tra i monasteri e le loro filiazioni. Questo documento prevedeva che gli abati si riunissero annualmente a Cîteaux, promuovendo un sentimento di fratellanza e collaborazione.
Sotto la sua guida, l’abbazia di Cîteaux divenne un centro di riforma e spiritualità. Stefano si dedicò anche alla revisione dei libri liturgici, garantendo che le pratiche religiose fossero coerenti con l’ideale monastico. La sua decisione di imporre la tunica bianca ai nuovi monaci rappresentava un simbolo di devozione alla Madonna e una chiara distinzione dai benedettini cluniacensi.
Un altro evento significativo durante il suo abbaziato fu l’arrivo di San Bernardo nel 1115, il quale contribuì a fondare il monastero di Clairvaux. La sua predicazione portò a un’espansione straordinaria dell’Ordine cistercense, trasformandolo nel più grande ordine monastico dell’epoca.
Stefano non si limitò ad amministrare Cîteaux; si adoperò anche per la creazione di un ramo femminile dell’Ordine, inviando statuti e usanze a un gruppo di monache a Jully-les-Nonnains. Questo passo rappresentò un’apertura significativa per il monachesimo femminile, permettendo alle donne di condividere gli ideali cistercensi.
La sua opera non si limitò alla sola organizzazione interna; Stefano scrisse anche la prima storia dell’Ordine, “Exordium Cisterciensis Coenobii”, una fonte storica che ha fornito dettagli sulle origini e lo sviluppo dell’Ordine. La sua capacità di mediare e dirimere conflitti tra le varie filiazioni dimostrò la sua saggezza e dedizione a mantenere l’unità e la pace all’interno dell’Ordine.
Dopo un lungo periodo di servizio, nel 1133, Stefano si dimise dalla carica di abate, esausto e in cattive condizioni di salute. Morì il 28 marzo 1134 a Cîteaux, dove fu sepolto accanto al suo predecessore Alberico. Alla sua morte, l’Ordine cistercense contava già settanta monasteri in tutta Europa, un segno tangibile della sua eredità e del suo impatto duraturo. Santo Stefano Harding è oggi commemorato nel Martirologio Romano, dove viene ricordato come uno dei fondatori e riformatori fondamentali dell’Ordine cistercense, la cui influenza continua a vivere nei secoli.
“O Santo Stefano Harding, pellegrino della fede e padre della vita cistercense, che hai consacrato la tua vita alla ricerca di Dio nell’austerità e nella carità fraterna, ottienici la grazia di seguire il tuo esempio, vivendo con cuore puro e spirito umile. Tu che hai guidato i tuoi fratelli con sapienza e amore, rendi anche noi strumenti di pace e di unità, perché, seguendo la Charta Caritatis, possiamo edificare la nostra vita sulla carità e sull’obbedienza. Tu che hai accolto San Bernardo e hai dato un nuovo impulso all’Ordine cistercense, guidaci sulla via della santità, affinché, sostenuti dal lavoro e dalla preghiera, possiamo servire Dio con gioia e perseveranza. Intercedi per noi presso il Signore, perché possiamo essere sempre fedeli al Vangelo e un giorno raggiungere la beatitudine eterna. Amen”.