San Francesco d'Assisi (www.medjugorje.it)
San Francesco nacque ad Assisi il 26 settembre 1182. Figlio di Pietro Bernardone e Giovanna, detta “la Pica”, crebbe in un ambiente agiato.
Appartenente a una famiglia benestante che, come tutti i nobili assisani, godeva dei privilegi concessi dal governatore della città, il duca di Spoleto Corrado di Lützen.Ricevette un’istruzione di base presso la scuola parrocchiale di San Giorgio, ma le sue conoscenze letterarie rimasero limitate.
Con la morte dell’imperatore di Germania Enrico IV (1165-1197) e l’elezione a papa del cardinale Lotario di Segni, che prese il nome di Innocenzo III (1198-1216), la situazione politica subì un cambiamento. Il nuovo pontefice, promotore del potere universale della Chiesa, assunse il controllo del ducato di Spoleto, compresa Assisi, sottraendolo all’autorità del duca Corrado. Questo portò a una rivolta popolare contro i nobili filoghibellini della città, accusati di sfruttare la popolazione. Espulsi dalla rocca di Assisi, trovarono rifugio a Perugia e, con il sostegno dei perugini, dichiararono guerra ad Assisi tra il 1202 e il 1203. Nel 1202 Francesco partecipò alla battaglia di Collestrada contro i perugini e gli esuli assisani. Fatto prigioniero insieme a molti suoi concittadini, fu condotto a Perugia. Dopo un anno di prigionia, fu siglata la pace tra le due città, e Francesco poté fare ritorno ad Assisi.
Decise allora di inseguire il sogno di diventare cavaliere e nel 1205 si unì al conte Gentile, in partenza per la Puglia. Tuttavia, lungo il viaggio, durante una sosta a Spoleto, ebbe una visione in cui una voce lo interrogava: «Chi può trattarti meglio: il Signore o il servo?». Egli rispose: «Il Signore». La voce replicò: «E allora perché lo abbandoni per seguire il servo?». Scosso da questa esperienza, tornò ad Assisi, attendendo che Dio gli rivelasse la Sua volontà.
Trascorse circa un anno nella solitudine e nella preghiera, dedicandosi all’assistenza dei lebbrosi. Nel 1206, rinunciò pubblicamente all’eredità paterna davanti al vescovo Guido, assumendo lo stato di penitente volontario. Indossò un semplice saio da eremita e continuò a dedicarsi alla cura dei malati e al restauro di chiese in rovina. Mentre si trovava a San Damiano, udì di nuovo la voce divina provenire dal crocifisso che gli disse: «Francesco, va’ e ripara la mia casa, che come vedi è tutta in rovina».
La lettura del Vangelo di Matteo, capitolo X, lo colpì profondamente, spingendolo a seguirne alla lettera gli insegnamenti: «Non procuratevi né oro, né argento, né denaro nelle vostre cinture; non una sacca per il viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento».
Il primo a unirsi a lui fu Bernardo da Quintavalle, magistrato, seguito da Pietro Cattani, canonico e giurista. A loro si aggiunsero Egidio, contadino, Sabatino, Morico, Filippo Longo, il prete Silvestro, Giovanni della Cappella, Barbaro, Bernardo Vigilante e Angelo Tancredi. Il gruppo crebbe fino a contare dodici seguaci, proprio come gli apostoli di Gesù. Trovarono un primo rifugio nella Porziuncola e successivamente nel Tugurio di Rivotorto.
L’ordine francescano venne ufficialmente riconosciuto nel luglio del 1210 da papa Innocenzo III. La regola fondamentale era l’assoluta povertà: i frati non potevano possedere nulla e dovevano vivere esclusivamente di elemosina. I benedettini concessero loro l’uso perpetuo della Porziuncola in cambio di un cesto di pesci all’anno.
Francesco viaggiò fino in Egitto, alla corte del sultano Melek-el Kamel. Nel 1216, papa Onorio III concesse l’indulgenza della Porziuncola e, il 29 novembre 1223, approvò definitivamente la regola francescana. Nello stesso anno, a Greccio, Francesco istituì il presepe. L’anno successivo, sul monte della Verna, ricevette le stimmate.
Negli ultimi anni della sua vita, pur afflitto dalla malattia, riuscì a comporre il “Cantico delle Creature“, uno dei primi testi poetici in lingua volgare. Morì la sera del 3 ottobre 1226. Due anni dopo, il 16 luglio 1228, fu canonizzato da papa Gregorio IX. Nel 1939, Pio XII lo proclamò “Patrono d’Italia“.
Conosciuto come “il poverello d’Assisi“, la sua tomba è ancora oggi meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. Assisi è diventata simbolo di pace, anche grazie ai tre incontri interreligiosi promossi da Giovanni Paolo II nel 1986 e nel 2002 e da Benedetto XVI nel 2011. San Francesco d’Assisi rimane una delle figure più amate e venerate a livello globale.