“San Benedetto, la rondine sotto il tetto”, dice il proverbio. Tra qualche settimana potremo ammirare questi eleganti uccellini che volano sereni nel cielo. A volte lenti, lasciandosi cullare dall’aria fresca, a volte guizzanti, creativi.
Le rondini sono paragonate spesso anche alle buone notizie. Si dice che “una rondine non fa primavera”, per ribadire che “una buona notizia non risolve i problemi da sola”. Ma è pur sempre vero che la presenza anche di una sola rondine è indice che la primavera è alle porte. Quindi, una buona notizia non risolve i problemi ma fa capire che la soluzione potrebbe essere vicina.
Ho scelto queste immagini per simboleggiare qualche cosa di molto bello che mi sembra si stia affacciando nel cielo di Medjugorje.
Il “fenomeno” Medjugorje esiste da 22 anni ormai. In questi anni si sono recati a pregare in quel paesino dell’Erzegovina una quarantina di milioni di pellegrini, provenienti da tutto il mondo, attratti dalla notizia che lì sarebbe apparsa la Madonna e che continuerebbe ad apparire tutti i giorni.
Ma, finora, la Chiesa non si è mai pronunciata sulla attendibilità o meno di queste apparizioni. Anzi, è noto che alcune autorità ecclesiastiche si sono sempre dichiarate scettiche ed hanno fortemente ostacolato il “fenomeno Medjugorje”. Per fortuna, molte altre invece hanno manifestato la loro convinzione, sia pure personale, che in quel luogo sia accaduto e continui ad accadere qualche cosa di veramente straordinario.
La prudenza della Chiesa è giustamente sempre grande. Soprattutto quando ci sono di mezzo eventi così importanti e delicati. Il silenzio ufficiale da parte delle autorità quindi è comprensibile. Ma, in questi ultimi tempi, sembra che quel silenzio si stia allentando. Pare di capire che qualche rondine, cioè qualche buona notizia, sia apparsa nel cielo di Medjugorje.
Piccoli segni, ma assai importanti. Uno viene dal cardinale Dionigi Tettamanzi, da poco alla guida della diocesi di Milano, la più grande d’Italia. Interpellato dall’Associazione Mir i Dobro per avere il permesso di celebrare al Mazdapalace ex Palavobis di Milano una giornata di preghiera, guidata da Padre Jozo Zovko, uno dei religiosi testimoni storici dei fatti di Medjugorje, il cardinale non solo ha dato il permesso, ma lo ha dato inviando una sua autorizzazione scritta. Fatto mai accaduto prima. Piccolo segno, ma per chi conosce varie polemiche sorte sull’argomento negli ultimi anni, sa che il gesto del cardinale ha una grande importanza.
Padre Livio Fanzaga, direttore di “Radio Maria”, ha scritto un libro mariano molto importante dal titolo “LA DONNA E IL DRAGO”. Padre Livio è un grande esperto dei fenomeni di Medjugorje e un grande difensore degli stessi. Un suo precedente libro si intitola: “PERCHE´ CREDO A MEDJUGORJE”. Ebbene, questo suo nuovo libro, incentrato su Medjugorje e sui messaggi che la Madonna ha dato a Medjugorje, è stato recensito anche dall’Osservatore Romano, organo ufficiale della Santa Sede. Ed è la prima volta che l’Osservatore Romano si interessa di un libro che parla di Medjugorje.
Da un punto di vista giuridico, l’autorità competente per giudicare i fatti di Medjugorje è costituita dall’ordinario del luogo, cioè dal vescovo del luogo dove i fatti sono avvenuti. Nel caso specifico, dal vescovo di Mostar, da cui Medjugorje dipende. E il vescovo di Mostar non è mai apparso entusiasta delle apparizioni. Anzi, si è sempre dimostrato contrario, ed è forse proprio per questo se su Medjugorje non si è ancora avuto, dopo 22 anni, un parere esplicito della Chiesa.
Ma ora le cose sono cambiate. Dei tre veggenti che ancora hanno le apparizioni solo una, Vicka, è a Medjugorje. Gli altri sono: in Italia Marija, che ha sposato un italiano ed ha la cittadinanza italiana; in America Ivan, che ha sposato un´americana ed ha la cittadinanza americana. Il fenomeno quindi non è più localizzato a Medjugorje e giuridicamente non dovrebbe più dipendere dal vescovo di Mostar. I responsabili delle apparizioni ora sono gli ordinari dei luoghi dove queste avvengono. Quindi ci sono vari responsabili, e in questo caso, alla fine, il giudizio diventa quello della Chiesa di Roma.
Come è noto, nella Chiesa ci sono diverse importanti autorità che hanno espresso il loro giudizio positivo sui fatti di Medjugorje. E’ stato calcolato che in questi anni siano andati in pellegrinaggio a Medjugorje circa 150 vescovi e una decina di cardinali, senza parlare delle migliaia di sacerdoti. La loro presenza in quel luogo, come pellegrini devoti, è un discorso che non ha bisogno di commenti.
Il Papa stesso, interpellato varie volte, ha mostrato di ritenere che quelle apparizioni siano veramente un dono del cielo.
Sono numerose le testimonianze riferite in varie occasioni.
Un giorno Giovanni Paolo II ricevette in udienza quarantacinque sacerdoti americani, accompagnati da tre vescovi. Questi sacerdoti dissero al Papa: <>. Il Papa rispose: <>.
Il 25 giugno 1985, Giovanni Paolo II ricevette un gruppo di sacerdoti della diocesi di Trento. Uno di questi chiese al Papa: <>. <<Perché no?>>, rispose il Pontefice.
Il 24 gennaio 1987, il Papa ricevette i vescovi del Triveneto. Il vescovo di Udine, preoccupato perché in quelle zone si organizzavano molti pellegrinaggi a Medjugorje, chiese al Papa: <<Santità, noi vescovi, come dobbiamo comportarci?>>. Il Santo Padre rispose: <>.
Nell´agosto del 1989, l´arcivescovo di New Mexico, nel Texas, era in pellegrinaggio a Medjugorje. Parlando con un gruppo di persone, quasi a voler giustificare la sua presenza in quel luogo, disse: <>.
Una magnifica testimonianza me l’ha data, recentemente, monsignor Mario Rizzi, arcivescovo titolare di Bagnoreggio ed ex Nunzio Apostolico in Bulgaria. Una persona di grande esperienza, che ha lavorato per moltissimi anni alla Congregazione per gli Orientali, divenendone sottosegretario.
Monsignor Rizzi, che ho incontrato nella sua casa a Roma, mi ha raccontato che una mattina del 1996 era andato alla Messa nella Cappella privata del Papa in Vaticano, insieme a monsignor Roberto Cavallero, prelato d’Onore di Sua Santità. Monsignor Cavallero era da poco tornato da un pellegrinaggio a Medjugorje. Dopo la Messa, i due ecclesiastici si intrattennero affabilmente con il Papa, anche perché monsignor Rizzi conosceva già bene Giovanni Paolo II essendo andato altre volte da lui e avendo anche avuto l’onore di pranzare con il Papa.
Il discorso andò naturalmente anche su Medjugorje. Monsignor Cavallero disse al Papa: <>. Il papa chiese: “Lei ci crede a Medjugorje?”. Monsignor Cavallero rispose con immediatezza: “Sì, Santo Padre, io ci credo”. E subito aggiunse: “E lei, Santità, ci crede?”. Il Papa rimase qualche attimo in silenzio e poi, scandendo ogni parola, disse: “Ci credo, ci credo, ci credo”.
Queste testimonianze, unite ai piccoli segni recenti di cui abbiamo parlato all’inizio, formano un’atmosfera primaverile, gradevole, positiva, solcata da voli di rondini, e chissà che quei voli non siano messaggeri di ottime notizie.