Riscoprire la speranza: la diplomazia e la cooperazione in un mondo diviso

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Riscoprire la speranza: la diplomazia e la cooperazione in un mondo diviso
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Le istituzioni multilaterali, come le Nazioni Unite, considerate pilastri della cooperazione internazionale, appaiono ora in crisi, incapaci di affrontare le sfide globali che ci circondano.

Le tensioni sociali all’interno dei singoli Stati aumentano, portando a una polarizzazione che minaccia la stabilità e la coesione delle comunità. In questo contesto complesso, come possiamo trovare segni di speranza? Questa domanda è stata al centro del convegno organizzato il 12 marzo dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, un evento che ha cercato di raccogliere l’appello di Papa Francesco per “rianimare la speranza”.

L’importanza della diplomazia

Andrea Santini, preside della Facoltà di Scienze politiche e sociali, ha aperto il dibattito sottolineando l’importanza di individuare segni concreti di speranza, come l’impegno per la pace e la creazione di nuovi modelli sociali, temi evidenziati nella Bolla di indizione del Giubileo. La speranza, secondo Santini, si può alimentare attraverso un approccio interdisciplinare, che coinvolga gli studenti nella riflessione su come tradurre questi principi in azioni concrete.

La diplomazia gioca un ruolo cruciale in questo processo. Piero Benassi, ambasciatore e docente di “Diplomazia contemporanea” presso l’Università, ha affermato che la situazione attuale richiede un nuovo impulso alla diplomazia. “La speranza deve tradursi in una visione diplomatica orientata alla pace e al benessere economico”, ha sottolineato Benassi, richiamando le parole di Papa Francesco sul rischio di polarizzazione non solo tra Stati, ma anche all’interno delle società stesse. Questa polarizzazione non solo mina la sicurezza del cittadino, ma mette in discussione la stabilità dei processi democratici, rendendo urgente un ripensamento delle strategie diplomatiche.

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Andrea Santini (www.www.unicatt.it)

Cooperazione internazionale e speranza

La cooperazione internazionale è un altro tassello fondamentale nel puzzle della speranza. Fabio Melloni, esperto di cooperazione allo sviluppo, ha messo in evidenza come l’attuale contesto geopolitico sia complesso e instabile, con decisioni politiche come quella degli Stati Uniti di ridurre drasticamente gli aiuti umanitari. Tuttavia, Melloni ha anche evidenziato che la cooperazione è, per sua natura, un atto di creatività e sperimentazione. “Ho visto in prima persona come la cooperazione possa generare trasformazioni significative, partendo dal basso e innescando processi virtuosi”, ha affermato. Questo approccio umano e innovativo è ciò che può realmente generare speranza, anche nei contesti più difficili.

Per “rianimare la speranza”, è essenziale abbandonare la “logica hobbesiana” in cui ogni individuo è visto come un potenziale nemico. Riccardo Redaelli, docente di Storia e istituzioni dell’Asia, ha evidenziato che la pace non è semplicemente l’assenza di conflitti, ma richiede un’azione proattiva per rimuovere le radici dei conflitti stessi. Riferendosi a “Fratelli tutti”, l’enciclica di Papa Francesco, Redaelli ha sottolineato che ognuno di noi ha il potere e la responsabilità di costruire la pace.

 

Riflessioni sul futuro

Simona Beretta, docente di Politica economica, ha proposto che la speranza deve essere radicata in una visione razionale e realista. Guardare al futuro con razionalità significa affrontare questioni come l’indebitamento dei paesi più poveri, che nel 2023 ammontava a 97 trilioni di dollari. La pace, ha aggiunto Beretta, è strettamente legata alle condizioni di vita dignitose. È necessario ripensare l’architettura finanziaria globale per includere le voci di coloro che, carichi di speranza, cercano una vita migliore. Laura Zanfrini, docente di Sociologia generale, ha integrato questo argomento leggendo testimonianze toccanti di migranti, sottolineando l’importanza di umanizzarli e di riconoscere il potenziale generativo della diversità.

In questo contesto, Mauro Magatti, sociologo, ha parlato dell’importanza della speranza come elemento che può aiutarci a riconnetterci con una dimensione più profonda del nostro essere. “La speranza non è solo una questione di pensiero, ma richiede anche un’azione concreta”, ha dichiarato. La vera speranza, secondo Magatti, si manifesta quando ci concentriamo non solo sulla produzione, ma sull’agire, sul dare vita a esperienze significative e trasformative.

In un mondo frammentato e pieno di sfide, la diplomazia e la cooperazione internazionale emergono come strumenti essenziali per dare spazio alla speranza. Questi strumenti possono non solo affrontare le crisi attuali, ma anche costruire un futuro più giusto e pacifico per tutti. La strada da percorrere è lunga e complessa, ma il potere della speranza, alimentato da azioni concrete e dalla volontà di lavorare insieme, può fare la differenza.

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