![Quando la fede incontra l'oblio: la storia del prete con Alzheimer](https://www.medjugorje.it/wp-content/uploads/2025/01/Vangelo-secondo-Antonio-1024x683.jpg)
Quando la fede incontra l'oblio: la storia del prete con Alzheimer
In Italia, oltre tre milioni di persone si dedicano alla cura di un familiare affetto da demenza degenerativa, con la malattia di Alzheimer che rappresenta la forma più comune. Questa malattia, scoperta nel 1906 dal neurologo tedesco Alois Alzheimer, continua a non avere una cura definitiva, lasciando famiglie intere a confrontarsi con un destino pieno di incertezze e dolore. La consapevolezza che il proprio caro possa progressivamente perdere la propria identità è un fardello che grava principalmente sui familiari, costretti a fare i conti con un cambiamento radicale nei rapporti e nella quotidianità.
Il dramma dell’Alzheimer non è solo una questione di perdita della memoria; è anche una sfida emotiva e spirituale. Dario De Luca, regista, attore e drammaturgo calabrese, ha voluto dare voce a questa realtà con il suo spettacolo “Il Vangelo secondo Antonio”, che si propone di esplorare le sfide e le complessità di prendersi cura di un malato attraverso la figura di un parroco, Don Antonio, che inizia a mostrare i primi segni di cedimento a causa della malattia. La storia si svolge in un piccolo paese di provincia e affronta non solo l’impatto della malattia sulla vita familiare, ma anche sul rapporto con Dio, creando un approccio unico alla spiritualità.
La genesi dello spettacolo
Vincitore del Premio per la migliore regia al Premio per il Teatro e la Drammaturgia Tragos e segnalato al Premio Fersen per la drammaturgia nel 2017, lo spettacolo andrà in scena al Teatro Oscar dal 30 gennaio al 2 febbraio. Intervistato riguardo alla genesi di questo progetto, De Luca ha spiegato che l’idea è nata nove anni fa, in un contesto di profonda riflessione personale e professionale.
- “Ho partecipato a un convegno medico dove una psicoterapeuta geriatrica presentava racconti sui suoi pazienti malati di Alzheimer.
- Queste storie mi hanno colpito profondamente e mi hanno spinto a voler esplorare il mondo dei malati di Alzheimer più da vicino”, ha dichiarato.
La scelta di ambientare la storia attorno a un prete è stata motivata dalla volontà di affrontare anche questioni più ampie. “Inizialmente pensavo a un politico che perde la memoria, ma non mi bastava. La figura di un parroco mi ha permesso di esplorare le implicazioni spirituali e religiose della malattia. Se un prete perde la memoria, cosa succede alla sua fede?”, ha riflettuto De Luca.
La rappresentazione di Don Antonio
La rappresentazione di Don Antonio, che all’inizio è un uomo molto impegnato in opere di carità e assistenza, rivela gradualmente le sue fragilità e la perdita dei suoi punti di riferimento. In questo contesto, la figura della perpetua, che è anche sua sorella, e quella del giovane diacono Fiore, diventano essenziali nella narrazione, mostrando come ciascuno reagisca a questo dramma in modi diversi.
Il regista sottolinea che la perdita della fede e della memoria non sono solo esperienze dolorose, ma anche momenti di intimità e scoperta. “Don Antonio, pur non riconoscendo più il Cristo nella sua forma tradizionale, riesce a stabilire con lui un legame personale e profondo. Questo diventa una sorta di nuovo Vangelo, un ‘Vangelo secondo Antonio’ che esplora la spiritualità in termini di amore e connessione umana”, spiega De Luca.
![Il regista ed attore Dario De Luca](https://www.medjugorje.it/wp-content/uploads/2025/01/Dario-De-Luca-Regista.png)
La reazione del pubblico
La reazione del pubblico a questo spettacolo è stata variegata, ma generalmente intensa. “Ho notato come le persone rimangano coinvolte, sia chi ha vissuto esperienze dirette con malati di Alzheimer sia chi non ha mai avuto un contatto diretto. Ci sono state anche reazioni di fastidio, ma spesso si sono trasformate in momenti di commozione”, racconta il regista.
Uno degli aspetti più toccanti dello spettacolo è la rappresentazione della sorella di Don Antonio, Dina, che incarna i sentimenti complessi di chi si prende cura di un malato. “La sua storia attraversa emozioni come l’imbarazzo, la rabbia e il dolore, riflettendo la realtà di molti caregiver“, osserva De Luca. Questo aspetto dell’opera rende lo spettacolo universale, poiché affronta temi di amore e perdita che vanno oltre la specificità della malattia.
In occasione di festival dedicati all’Alzheimer, De Luca ha avuto l’opportunità di presentare il suo lavoro a un pubblico che comprendeva famiglie con esperienze simili. “Ho avuto paura di come il pubblico avrebbe reagito, ma ho ricevuto riscontri molto positivi. Persone che avevano vissuto la malattia in prima persona si sono riconosciute nei personaggi, portando alla luce la complessità e la varietà delle esperienze legate all’Alzheimer”.
In un contesto culturale in cui la malattia è spesso stigmatizzata o fraintesa, “Il Vangelo secondo Antonio” si propone come un’opera che invita alla riflessione e all’empatia, utilizzando il teatro come mezzo per esplorare la fragilità umana. Le dinamiche tra fede, memoria e identità si intrecciano in una storia che, pur affrontando il tema dell’Alzheimer, si estende verso considerazioni più ampie riguardanti l’essere umano e le sue relazioni.