Piazza San Pietro, Roma (www.medjugorje.it)
Monsignor Orazio Francesco Piazza, vescovo di Viterbo, ha guidato il gruppo di circa duemila fedeli provenienti dall’alto Lazio.
Il pellegrinaggio giubilare rappresenta un momento di profonda spiritualità per i fedeli cattolici, un’occasione di incontro non solo con la propria comunità, ma anche con la figura del Papa, simbolo di unità e guida per la Chiesa. Lo scorso fine settimana, circa 4700 pellegrini, provenienti dall’arcidiocesi di Benevento e dalla diocesi di Viterbo, si sono recati a Roma per vivere questa esperienza di fede, nonostante l’assenza del Santo Padre, ricoverato al Policlinico Gemelli.
L’atmosfera di attesa e speranza si è respirata sin dall’inizio del viaggio, con oltre 35 autobus che hanno trasportato i pellegrini, tra cui anche diversi sindaci del territorio, testimoniando un forte legame tra la cultura religiosa e la comunità locale. “Questo pellegrinaggio è stato non un ‘andare verso’ ma più un ‘accompagnare’,” ha dichiarato il vescovo Piazza, sottolineando come, sebbene il Papa non fosse presente, i pellegrini lo avessero spiritualmente portato con sé.
Dalla Campania, più di 2700 fedeli dell’arcidiocesi di Benevento, guidati dall’arcivescovo metropolita Felice Accrocca, si sono uniti ai fratelli viterbesi nella Basilica di San Pietro. La celebrazione, inizialmente programmata con la presenza del Papa, ha subito un cambiamento di programma a causa delle sue condizioni di salute. Nonostante ciò, la fede e la devozione dei pellegrini non sono venute meno. Monsignor Accrocca ha espresso la gioia di poter “assicurare vicinanza e preghiera” ai fedeli, sottolineando l’importanza di vivere il Giubileo, che rappresenta una “maturazione” della fede anche al di là dell’evento.
L’assenza del Santo Padre ha inizialmente suscitato smarrimento tra i partecipanti, ma non ha scoraggiato nessuno dal partecipare al pellegrinaggio. La celebrazione ha preso avvio con il passaggio attraverso la Porta Santa, un gesto simbolico di ingresso nella grazia di Dio e di riconciliazione. Padre Enzo Fortunato, presidente del Pontificio comitato per le Giornate mondiali dei bambini, ha poi tenuto una catechesi nella basilica vaticana, invitando i pellegrini a pregare per la salute del Pontefice, un gesto di unità e solidarietà nei confronti del leader della Chiesa cattolica.
La celebrazione eucaristica, che ha concluso il pellegrinaggio, è stata presieduta dal cardinale Fortunato Frezza, canonico di San Pietro, e concelebrata dai due vescovi delle diocesi partecipanti, Accrocca e Piazza, insieme ad altri membri del clero. Tra questi, l’arcivescovo Fabio Fabene, segretario del Dicastero delle cause dei santi, e il vescovo emerito Lino Fumagalli di Viterbo. La celebrazione è stata animata dal coro diocesano di Benevento, diretto dal maestro Daniela Polito, la cui musica ha arricchito ulteriormente la liturgia, creando un’atmosfera di intensa spiritualità e comunione.
Monsignor Accrocca ha voluto mettere in evidenza l’importanza del Giubileo, che, sebbene duri un giorno “in senso esperienziale”, porta con sé frutti di grazia che maturano nel “terreno diocesano”. Ha auspicato una “rigenerazione della grazia della misericordia” e una “nuova tessitura delle trame sociali secondo la luce del Vangelo”, sottolineando come ci sia un grande bisogno di rinnovamento e di unità all’interno delle comunità.
La presenza di così tanti pellegrini, provenienti da regioni diverse, è un chiaro segno di unione e di forte legame tra le diocesi di Benevento e Viterbo. Questo evento ha rappresentato non solo un momento di preghiera e riflessione, ma anche un’importante occasione di confronto e dialogo tra diverse realtà ecclesiali. La condivisione di esperienze e la testimonianza di fede hanno permesso di costruire legami più forti, contribuendo a una nuova visione di comunità cristiana.
In conclusione, i pellegrinaggi giubilari delle diocesi di Benevento e Viterbo si sono rivelati un’importante occasione di rinnovamento spirituale e sociale, un momento in cui i fedeli hanno potuto sentirsi parte di una Chiesa viva e operante nel mondo, nonostante le difficoltà e le assenze.