Negli ultimi mesi, il dibattito sul riarmo in Europa ha suscitato preoccupazioni e polemiche, portando figure di spicco a esprimere le loro opinioni in modo chiaro e deciso.
Tra queste, monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia e arcivescovo emerito di Altamura—Gravina—Acquaviva delle Fonti, ha parlato con forza contro la proposta di destinare 800 miliardi di euro per il riarmo europeo, un piano che a suo avviso non è giustificato né necessario. La sua critica si concentra su un aspetto cruciale: l’ipocrisia con cui i vertici europei trattano il tema della difesa e della sicurezza.
Il militarismo mascherato
Secondo Ricchiuti, le parole “difesa” e “sicurezza” vengono utilizzate per mascherare un reale interesse verso il militarismo, distogliendo l’attenzione dalla necessità di affrontare i conflitti attraverso il dialogo e la diplomazia. “Queste parole vengono usate per prenderci in giro”, afferma, sottolineando come la deterrenza militare stia conducendo l’Europa a una pericolosa inversione di marcia rispetto ai valori fondativi della comunità europea. Valori che storicamente hanno sempre negato l’utilità della guerra, privilegiando invece il dialogo e la risoluzione pacifica delle controversie.
Il rifiuto dell’aumento delle spese militari
L’arcivescovo esprime un netto rifiuto all’aumento delle spese militari, affermando che questo approccio dovrebbe spaventare tutti, dai credenti ai laici, dai giovani agli anziani. La sua posizione è chiara:
- L’Europa ha fallito nell’azione diplomatica per risolvere il conflitto in Ucraina.
- Ora sembra cercare una soluzione “muscolare” che non risolverà il problema.
- “La strada della contrapposizione bellica non è quella giusta”, afferma Ricchiuti, evidenziando l’importanza di ricostruire un’entità politica ed istituzionale europea capace di portare a una vera pacificazione.
In un momento in cui paesi come Francia, Gran Bretagna e Germania stanno intensificando il dibattito sul riarmo, Ricchiuti non può fare a meno di notare una contraddizione storica. Le prime sezioni di Pax Christi, fondata 80 anni fa sulla scia della Seconda Guerra Mondiale, sono nate in Francia e Germania. “È sconcertante vedere i francesi e i tedeschi diventare i maggiori promotori di un’escalation militare”, commenta, riferendosi al noto assioma “se vuoi la pace, prepara la guerra”. Al contrario, cita Paolo VI, il quale sosteneva che “se vuoi la pace, prepara la pace”.
Il coraggio del dialogo
Ricchiuti rifiuta l’etichetta di “pacifista”, preferendo il termine “pacifico”. Per lui, essere pacifico implica un impegno attivo nella costruzione di un mondo che favorisca la pace, senza rifiutare la diplomazia e il negoziato. Tuttavia, riconosce che intraprendere questa strada richiede coraggio, un coraggio che spesso sembra mancare ai leader politici. “Pretendiamo coraggio da chi governa, ma non veniamo ascoltati”, lamenta, sottolineando l’importanza di perseguire vie alternative che portino a una pace duratura.
Ricchiuti avanza una proposta concreta per risolvere il conflitto in Ucraina: la necessità di un soggetto pacificatore che possa facilitare il dialogo tra le parti in conflitto. Sottolinea che i torti non risiedono solo da una parte e che una vera soluzione deve tenere conto delle esigenze di entrambi i contendenti. Propone che l’Europa, insieme a Cina e Stati Uniti, assuma un ruolo di ambasciatrice della pace, piuttosto che continuare a investire in armamenti.

L’impatto sociale
Un’altra questione di grande rilevanza per Ricchiuti è l’impatto sociale di un investimento così massiccio nel settore militare. Temendo che i fondi destinati al riarmo sottraggano risorse fondamentali per il welfare, la sanità e altri diritti fondamentali, chiede ai leader di Francia, Germania e Italia di considerare le conseguenze delle loro scelte. “Voglio che guardino negli occhi i nostri malati, i nostri anziani e i nostri giovani”, afferma, esprimendo il desiderio che i politici provino un brivido di pietà di fronte a tali realtà.
Ricchiuti si oppone fermamente a qualsiasi giustificazione per il riarmo che metta in secondo piano i diritti delle persone. La sua visione è chiara: la vera sicurezza non si costruisce attraverso le armi, ma attraverso la giustizia sociale e il dialogo. La sua testimonianza si fonda sulla figura di Gesù, “il mite, l’umile, il pacifico”, e sull’impegno di dare voce a chi non è ascoltato.
In un contesto internazionale segnato da tensioni crescenti e conflitti irrisolti, la posizione di Pax Christi Italia, guidata da monsignor Ricchiuti, invita a riflettere sull’importanza di percorrere strade alternative al militarismo. Il messaggio è chiaro: solo attraverso il dialogo e la cooperazione si possono costruire le basi per un futuro di pace duraturo in Europa e nel mondo.