Pasqua cristiana: l’infinita controversia sulla data da usare

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La Pasqua è la celebrazione centrale del cristianesimo, ma le diverse confessioni non la commemorano nello stesso giorno.

La Pasqua rappresenta la celebrazione centrale del cristianesimo, commemorando la Passione, Morte e Resurrezione di Gesù. Questo momento di unione tra i cristiani, tuttavia, si trasforma in una fonte di discordia quando si parla delle date in cui viene celebrata. Non tutte le confessioni cristiane osservano la Pasqua nello stesso giorno, e questa differenza ha radici storiche e astronomiche profonde.

La Pasqua e la Pasqua ebraica

La Pasqua cristiana è strettamente legata alla Pasqua ebraica, che si celebra il 14 di Nisan, un mese del calendario ebraico. Questa festività commemora l’uscita degli Israeliti dall’Egitto e la loro liberazione dalla schiavitù. È durante questa celebrazione che, secondo i Vangeli, Gesù fu arrestato e condannato, dando inizio alla sua Pasqua. La celebrazione della Pasqua cristiana si inserisce quindi in un contesto biblico e storico che affonda le sue radici nella tradizione ebraica.

La questione del calcolo della data

Nei primi secoli del cristianesimo, i fedeli cercarono di stabilire una data per la Pasqua in relazione all’equinozio di primavera, fissando come riferimento il 21 marzo. Tuttavia, questo approccio si rivelò problematico, poiché la data dell’equinozio può variare di alcuni giorni. Questa incertezza portò alla nascita di due criteri distinti per il calcolo della Pasqua, generando le prime discrepanze tra le diverse tradizioni cristiane.

Il Concilio di Nicea e la standardizzazione

Nel 325 d.C., il Concilio di Nicea tentò di unificare il metodo di calcolo della Pasqua, stabilendo che essa dovesse essere celebrata la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera. Questa decisione mirava a garantire una certa coerenza nella celebrazione della Pasqua tra le varie comunità cristiane. Fino al XVI secolo, le diverse chiese cristiane celebrarono la Pasqua in modo relativamente unificato.

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Raffigurazione del Concilio di Nicea (www.clubtheologicum.com)

La riforma gregoriana e la divisione

Con l’introduzione del calendario gregoriano da parte di Papa Gregorio XIII nel 1582, si verificò una nuova frattura tra le chiese cristiane. Il calendario giuliano, in uso fino ad allora, aveva accumulato un ritardo di circa dieci giorni rispetto ai cicli lunari reali. Sebbene le chiese ortodosse adottassero il nuovo calendario per questioni civili, continuarono a seguire il calendario giuliano per le celebrazioni liturgiche. Questo porta a un disallineamento di circa 13 giorni tra le celebrazioni pasquali delle chiese cattolica e protestante rispetto a quelle ortodosse.

La divisione delle date pasquali rappresenta un ostacolo ecumenico significativo. Papa Francesco ha sottolineato l’importanza di unificare le celebrazioni pasquali per promuovere l’unità tra i cristiani. Ha avvertito che seguendo l’approccio ortodosso senza aggiustamenti, si potrebbe arrivare a celebrare la Pasqua in agosto. Anche se esperti hanno rassicurato che ciò non accadrà per almeno 400 anni, la preoccupazione del Papa mette in evidenza il crescente divario tra le tradizioni.

Nel contesto ecumenico, sono emerse diverse proposte per risolvere la questione della data pasquale. Alcuni ortodossi suggeriscono di basarsi esclusivamente su criteri astronomici, calcolando ogni anno la data dell’equinozio di primavera in relazione al meridiano di Gerusalemme. Altre proposte, incluse quelle non ufficiali avanzate dal Papa, suggeriscono di stabilire una data fissa per la Pasqua, come la seconda domenica di aprile.

Unificare la data della Pasqua non è solo una questione di praticità, ma rappresenterebbe un grande passo verso l’unità dei cristiani. La Pasqua, simbolo di resurrezione e di nuova vita, ha un significato profondo che va oltre le date. La luce che vince le tenebre è un tema centrale nella liturgia pasquale e la possibilità di celebrare tutti insieme sarebbe un potente testimone di fede e comunione. La Pasqua comune non sarebbe solo un evento liturgico, ma un segno tangibile di riconciliazione e unità tra i credenti di tutto il mondo.

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