Papa Francesco cambia le regole delle offerte in Chiesa
Papa Francesco ha approvato un Decreto del Dicastero per il Clero che introduce significativi aggiornamenti riguardo alla disciplina delle intenzioni delle Messe e alle offerte collegate.
Queste nuove norme entreranno in vigore a partire dalla prossima Domenica di Pasqua, con l’obiettivo di rendere più chiare e trasparenti le regole per i sacerdoti e i fedeli. L’intento è quello di rafforzare la giustizia e la trasparenza all’interno delle pratiche liturgiche, mantenendo al contempo il rispetto per le tradizioni storiche della Chiesa.
La pratica di richiedere la celebrazione di una Messa per un defunto o per una persona viva ha radici storiche che sprofondano nella tradizione cristiana. Già nell’epistola di Paolo ai Corinzi si afferma che chi serve l’altare ha il diritto di vivere dell’altare, un principio che ha guidato le norme ecclesiali sin dai primi secoli. Le offerte volontarie durante la celebrazione dell’Eucaristia erano già una consuetudine, con una parte destinata ai poveri, una parte all’ospitalità episcopale e un’altra ai chierici. Queste pratiche consentivano ai fedeli di partecipare attivamente e spiritualmente al Sacrificio Eucaristico.
Nel corso dei secoli, l’offerta per la celebrazione di una Messa si è evoluta. Dalla fine del X secolo, si iniziò a richiedere doni commemorativi per celebrare Messe per specifiche intenzioni. Questa tradizione è stata approvata e promossa dalla Chiesa, che ha sempre considerato le offerte come un atto di generosità e non come un “prezzo di vendita” per la sacralità del rito, per evitare il rischio di simonia.
Un aspetto fondamentale del Decreto riguarda il rispetto della parola data agli offerenti. Ogni offerta deve corrispondere all’intenzione specifica per cui è stata fatta, per garantire che non vi sia neppure l’apparenza di un commercio di cose sacre. Questo principio è essenziale per mantenere la dignità e la sacralità della celebrazione eucaristica. La Chiesa desidera che ogni fedele possa sentire che la propria offerta è trattata con rispetto e serietà.
In un contesto in cui il numero di sacerdoti può essere limitato, il Decreto offre indicazioni su come gestire le richieste di celebrazione per più intenzioni. Se le diocesi lo consentono, i sacerdoti possono accettare più offerte da diversi fedeli, ma solo se tutti gli offerenti sono stati informati e hanno dato il loro consenso. Questo approccio non solo facilita la celebrazione delle Messe, ma mantiene anche la trasparenza e la correttezza nelle pratiche liturgiche.
Un altro punto cruciale del Decreto è la protezione dei più vulnerabili. Le norme stabiliscono che i sacerdoti non devono mai chiedere nulla per l’amministrazione dei sacramenti, evitando che la povertà diventi un ostacolo per chi desidera accedere ai sacramenti. Questo principio è particolarmente rilevante in contesti di missione o in parrocchie in difficoltà economiche, dove ogni Vescovo ha la responsabilità di garantire che le offerte siano destinate a sostenere le comunità in stato di necessità.
Il Decreto sottolinea anche l’importanza del ruolo dei Vescovi e dei Parroci nel garantire che le nuove norme vengano rispettate. Questi devono educare il clero ed i fedeli riguardo al significato delle normative, vigilando sulla loro corretta applicazione. È fondamentale che venga mantenuto un registro dettagliato delle Messe celebrate, delle intenzioni e delle offerte, per garantire trasparenza e rendere conto della gestione delle risorse.
Inoltre, è ribadita la necessità di distinguere chiaramente tra l’applicazione di una Messa per un’intenzione specifica e il semplice ricordo di qualcuno durante la celebrazione. Questa distinzione è cruciale per evitare qualsiasi ambiguità che potrebbe portare a comportamenti illeciti, come la sollecitazione di offerte in modi non appropriati.
Con questi aggiornamenti normativi, la Chiesa si propone di rinnovare il proprio impegno nei confronti della comunità cristiana, mantenendo viva la tradizione, ma anche rispondendo alle nuove sfide della società contemporanea.