Mons. Sorrentino
La Chiesa Cattolica si prepara alla canonizzazione di Carlo Acutis. Il 27 aprile, a San Pietro, verrà esposta una sua reliquia, il cuore.
Il giovane italiano ha lasciato un segno indelebile nella vita di molti credenti. Il 27 aprile 2025, durante una cerimonia che si terrà in Piazza San Pietro, Carlo Acutis sarà proclamato santo e, per l’occasione, la sua reliquia più significativa, il cuore, verrà portata a Roma. Mons. Sorrentino sottolinea l’importanza di una comprensione corretta delle reliquie, evitando la superstizione. Acutis, simbolo di santità moderna, ispira i giovani a vivere con intensità la fede e l’Eucaristia.
Carlo Acutis, scomparso prematuramente nel 2006 a soli 15 anni a causa di una leucemia fulminante, è conosciuto come il “ciberapóstolo dell’Eucaristia”. La sua vita, seppur breve, è stata caratterizzata da un profondo amore per la fede e da un impegno costante verso i più bisognosi. Utilizzando le tecnologie moderne, Carlo ha saputo avvicinare i giovani alla fede, rendendo la catechesi più accessibile e comprensibile. La sua passione per l’Eucaristia ed il suo impegno nella promozione della fede attraverso internet hanno ispirato molti, trasformando la sua figura in un simbolo di speranza per le nuove generazioni.
Mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, ha confermato che durante la cerimonia di canonizzazione, il cuore di Carlo sarà esposto sull’altare. Questo gesto non è solo simbolico, ma rappresenta un legame tangibile tra i fedeli e il santo. La venerazione delle reliquie è una pratica antica nella Chiesa Cattolica, e avere il cuore di Carlo ad un evento così significativo sottolinea l’importanza della sua vita e del suo messaggio. “I corpi dei santi sono l’altare più bello per celebrare l’Eucaristia”, ha spiegato Mons. Sorrentino, evidenziando come la presenza delle reliquie possa offrire ai fedeli un’esperienza sensibile della santità.
Il cuore di Carlo Acutis non è solo un oggetto di venerazione, ma un promemoria del fatto che la santità è accessibile a tutti, non solo a coloro che sono stati canonizzati nei secoli passati. La figura di Carlo rappresenta un modello per i giovani di oggi, dimostrando che è possibile vivere una vita piena di fede e dedizione anche in un’epoca caratterizzata da sfide moderne.
Mons. Sorrentino ha anche messo in guardia da una possibile interpretazione errata delle reliquie, che rischia di trasformarsi in una “devozione magica”. È fondamentale che i fedeli comprendano che le reliquie servono da canali per arrivare a Dio e non devono essere viste come oggetti magici. “Il contatto con i santi deve condurre a Gesù”, ha affermato, sottolineando l’importanza di una catechesi che accompagni la venerazione delle reliquie. La vera devozione deve portare a un desiderio di santità, non solo a una semplice ammirazione per il santo.
Per questo motivo, è essenziale che la canonizzazione di Carlo Acutis non si limiti a suscitare un’emozione superficiale, ma che conduca a una comprensione più profonda della fede cristiana. “Dobbiamo sviluppare una catechesi adeguata attorno alla figura di Carlo”, ha detto Mons. Sorrentino, “in modo che il suo esempio possa illuminare il cammino di molti”. È attraverso una preparazione catechistica ben strutturata che i giovani potranno apprendere il significato della santità e come essa possa essere vissuta nella quotidianità.
La vita di Carlo Acutis è una testimonianza vivente che la santità non è riservata a pochi eletti, ma è un obiettivo raggiungibile per tutti, in particolare per i giovani. La sua capacità di coniugare fede e tecnologia ha reso il suo messaggio ancora più rilevante nel contesto attuale, dove i social media e le piattaforme digitali giocano un ruolo cruciale nella comunicazione. La sua storia è un invito a tutti noi a vivere la nostra fede in modo autentico e a cercare la santità nella vita di ogni giorno.
In un momento in cui il mondo ha bisogno di figure ispiratrici, Carlo Acutis emerge come un faro di luce che invita tutti, giovani e adulti, a riflettere sulla propria vita spirituale e a impegnarsi per una fede vissuta con radicalità. La sua canonizzazione rappresenta non solo un riconoscimento della sua vita, ma anche un’opportunità per la Chiesa di rinnovare il suo impegno verso i giovani, invitandoli a scoprire la bellezza e la ricchezza della vita cristiana.