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Mike Hopkins: “Gesù è sempre al mio fianco anche nello spazio”

Mike Hopkins, astronauta americano, ha vissuto un’esperienza di fede straordinaria: ricevere la Comunione nello spazio.

Hopkins cresciuto in una famiglia protestante, si è convertito al cattolicesimo, sentendo il bisogno di una connessione più profonda con la sua fede. Questo percorso di discernimento lo ha condotto ad abbracciare la Chiesa Cattolica, riconoscendo l’importanza dei sacramenti nella sua vita spirituale.

L’importanza dei sacramenti per Mike

Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1212) afferma che “i sacramenti dell’Iniziazione cristiana sono il battesimo, la confermazione e l’eucaristia” . La partecipazione a questi sacramenti è essenziale per il cammino di un cristiano. Tuttavia, durante la sua avventura nello spazio, Hopkins sapeva che non avrebbe potuto assistere alla Messa o confessarsi. Con il supporto del suo parroco, il Rev. James H. Kaczynski, e l’approvazione dell’arcidiocesi di Galveston-Houston, riuscì a portare con sé sei ostie consacrate. Questa decisione si rivelò fondamentale per la sua vita spirituale durante la missione.

La Comunione Mike Hopkins nello spazio

La ricezione dell’Eucaristia rappresentava per Hopkins un conforto in un ambiente così ostile ed isolato. In un’intervista, ha condiviso: “Era importante per me sapere che Gesù era con me quando uscivo nel vuoto dello spazio”. Questa affermazione sottolinea la necessità umana di sentirsi connessi a Dio, anche nei luoghi più remoti. La possibilità di ricevere la Comunione settimanalmente ha contribuito a mantenere viva la sua fede, permettendogli di affrontare le sfide del suo lavoro con una serenità interiore.

Mike Hopkins (www.issnationallab.org)

Un momento significativo

Un momento particolarmente significativo per Hopkins avvenne prima di una passeggiata spaziale, quando ricevette la Comunione. In quel momento di grande impegno e rischio, desiderava avere Gesù al suo fianco. “L’ultima volta che mi sono comunicato,” racconta, “è stato nella cupola, con la Terra che si vedeva sotto di me”. Questo scenario spettacolare, osservato da una prospettiva inedita, rinforzò la sua convinzione in un Creatore che ha dato vita a tutto ciò che esiste. La vastità dell’universo gli apparve come un chiaro segno della grandezza divina, richiamando alla mente le parole del Salmo 19: “I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annuncia l’opera delle sue mani”.

La storia di Mike è un potente richiamo all’importanza di nutrire la nostra fede, anche nelle situazioni più impreviste. La Comunione ha rappresentato per lui un legame tangibile con Dio, un modo per rimanere ancorato spiritualmente nonostante le circostanze. La sua esperienza dimostra come la presenza di Dio possa accompagnarci ovunque, anche nello spazio profondo, e ci invita a riflettere sul nostro percorso di fede.

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Redazione