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Medjugorje: un raggio di luce nella storia della Bosnia Erzegovina

La Bosnia-Erzegovina è una nazione dell’Europa orientale che ha vissuto il passaggio di imperi, guerre, cadute e rinascite. Un piccolo angolo dei Balcani in cui si sono intrecciate nei secoli culture, religioni e vicende politiche.

Un paese senza accesso al mare se non per quei pochi chilometri dove troviamo Neum, una cittadina che si affaccia sull’Adriatico. La sua capitale è Sarajevo e confina con la Croazia a nord, con la Serbia ed il Montenegro a sud

La Bosnia dalle origini all’Impero Romano

L’origine della Bosnia ed Erzegovina è riconducibile, secondo alcuni ritrovamenti, al periodo del Neolitico. Le testimonianze storiche non aiutano molto ma possiamo sicuramente affermare che in questa regione vi era la compresenza di diverse popolazioni indoeuropee che si insediarono nei suoi territori ed in tutta la penisola balcanica nord-occidentale sin dall’antichità.

Tra queste popolazione, dai differenti usi ed idiomi troviamo, gli Illiri e, successivamente, dal IV secolo AC, anche i Celti. Le prime notizie confutabili le ritroviamo nelle cronache dell’antica Roma che proprio qui conobbe, a partire dal 229 A.C., una delle pagine più dure della sua espansione, seconda probabilmente, solo alle Guerre Puniche; l’annessione definitiva di questi territori risale infatti solo al 9 D.C.

Dal medioevo alla fine del XIX secolo

Con la scissione dell’Impero Romano i Balcani passarono sotto diverse dominazioni e le testimonianze tornarono a farsi frammentarie. Nel VII secolo ci fu l’arrivo degli Slavi i quali diedero una impostazione tribale alla società che nel frattempo si cristianizzò. Fu dunque la volta dei Serbi e poi dei Croati scacciati dall’arrivo degli Ungheresi ed infine dei Bizantini. Ma la vera occupazione ed in un certo senso rivoluzione culturale e religiosa iniziò nel 1463 con l’arrivo dei Turchi.

L’impero Ottomano dominò sino al 1881 ed islamizzò una parte della popolazione. La permanenza della fede cattolica fu comunque garantita grazie alla preziosa opera missionaria dei frati francescani giunti in queste terre già nel XV secolo. Verso la fine del XVII secolo un serpeggiante malcontento diede spunto ad una fase di incertezza che sfociò in focolai di rivolta prima, ed in vere e proprie guerre interne poi. Con il trattato di Berlino del 1878 la Bosnia-Erzegovina passò così sotto l’amministrazione Austro-Ungarica.

I primi del ‘900

Con il XX secolo inizia una delle pagine più tristi della storia non solo di questi paesi ma del mondo intero che proprio qui vide il centro nevralgico degli eventi politici che portarono alla Prima Grande Guerra. Tutto partì dal cruento golpe del 10 giugno 1903 che rovesciò il governo della confinante Serbia. A Belgrado il potere passò in mano a quel nazionalismo slavo che si opponeva fortemente agli austro-ungheresi.

La situazione non destò particolari reazione nei restanti territori balcanici ma turbò e non poco Vienna con la Russia spettatrice interessata allo sviluppo dei fatti. Il quadro politico si aggravò nel 1908 per tre principali cause:

  1. le sommosse interne all’Impero Ottomano
  2. la Russia che, in cambio dell’accesso della sua flotta allo stretto dei Dardanelli, offrì il proprio sostegno all’Austria nelle questioni slavo-croate
  3. la contrasta dichiarazione austro-ungarica di annessione totale della Bosnia Erzegovina del formalizzata 1909.

La Serbia si sentì tagliata fuori dal contesto politico e, soprattutto, vide svanire le sue mire espansionistiche sull’area. I rapporti tra Belgrado e Vienna si incrinarono irrimediabilmente fino a quel funesto 28 giugno 1914 quando a Sarajevo Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este cadde vittima dell’attentato del nazionalista serbo Gavrilo Princip. Era l’inizio della Prima Guerra Mondiale

La Bosnia tra le due guerre mondiali e la guerra interna

Nel 1918, alla fine della Prima Guerra Mondiale, la Bosnia entrò a far parte con Slovenia, Croazia e Serbia in quella realtà geo-politica che in seguito divenne il Regno di Jugoslavia. Un territorio fragile, conteso e scosso da tensioni interne, che nel 1929 vide l’ascesa del re Alessandro I di Jugoslavia, il quale cercò di mantenere l’unità in un contesto sempre più difficile. Ma il suo assassinio, nel 1934 aprì la porta a nuove sfide politiche e sociali.

La Bosnia-Erzegovina venne inglobata nello Stato Indipendente di Croazia (NDH), una nazione sotto il controllo della Germania nazista e dell’Italia fascista. Il dittatore Ante Pavelić si rese protagonista di una feroce pulizia etnica che mieté migliaia di vittime tra ortodossi, ebrei, musulmani e rom mentre si sviluppava la resistenza partigiana capitanata da Josip Broz Tito che portò ad uno scontro drammatico e sanguinoso.

Nel 1946 la Bosnia diventò una repubblica socialista all’interno della neonata Federazione Jugoslava unita nel contrasto a qualsiasi forma di nazionalismo. Le tensioni etniche sembrano assopite ma con la morte di Tito, avvenuta nel 1980, questa stabilità iniziò a vacillare, riaccendendo quelle ataviche rivalità mai risolte che sfociarono nella sanguinosa guerra dei Balcani dove la Bosnia ed Erzegovina fu involontariamente coinvolta per  motivi e titoli vari.

Tale conflitto, iniziato nel 1991, si chiuse il 14 dicembre 1995 con l’accordo di Dayton. Successivamente il Tribunale ONU a L’Aia condannò per crimini di guerra genocidio Radovan Karadžić, Ratko Mladić ed il promotore Slobodan Milošević, che aveva sovvertito lo stato di diritto facendo leva su quell’antica e mai estinta idea di Grande Serbia.

Slobodan Milošević arrestato per crimini di guerra

Il ruolo di Medjugorje. Una luce per la Bosnia

In questo contesto così turbolento viene alla lentamente alla ribalta del mondo un piccolo villaggio, Medjugorje; una frazione, con meno di 200 abitanti, appartenente al comune di Čitluk. Il 24 giugno 1981 sei giovani assistettero ad un’evento straordinario, inaccettabile per la situazione politica del momento: la Vergine Maria si manifestò loro su una collina, il Podbrdo. Quel giorno ha segnato l’inizio di una storia che ancora oggi continua a far accorrere qui milioni di pellegrini da tutto il mondo.

Mirjana, Marija, Ivan, Ivanka, Jacov e Vicka hanno iniziato a ricevere messaggi quotidiani di pace, preghiera e speranza dieci anni prima dell’esplosione della guerra interna che miracolosamente non toccò mai questo che mons. Cavalli, Nunzio Apostolico della Santa Sede, ha definito “luogo di Grazia”.

Oggi la spiritualità di Medjugorje, nonostante le polemiche, continua ad essere ispirazione per tanti che qui trovano o ritrovano, nella preghiera, la fede e grazie ad una connessione, palpabile e profonda, con Dio. La Bosnia è un paese in transizione, ancora segnato dal conflitto, dove le cicatrici della guerra sono visibili, basti spostarsi di pochi chilometri a Mostar per averne una prova concreta, ma la resilienza del popolo bosniaco è altrettanto tangibile. Con il processo di adesione all’Unione Europea in corso, Il Paese sta cercando di rimanere al passo con le richieste internazionali.

Le sfide interne sono ancora numerose: la lotta contro la corruzione, le divisioni politiche che continuano a minacciare la stabilità della nazione ne fanno una terra dove l’incontro di culture diverse si scontra quotidianamente con il passato doloroso, ma dove la speranza di un futuro di pace è sempre viva anche grazie alla quella “Luce” che proviene proprio dalla piccola Medjugorje.

Published by
Cristiano Sabatini