Martinelli: un viaggio tra Emirati, Oman e Yemen per scoprire le Chiese migranti unite nelle loro diversità

Il panorama religioso nell’area del Golfo Persico, in particolare tra Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen, si presenta come un mosaico di culture e fedi diverse. In questo contesto, la figura di monsignor Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia Meridionale, emerge come un punto di riferimento significativo.

Durante la sua recente presenza ad Abu Dhabi per la consegna del Premio Zayed per la Fratellanza Umana, Martinelli ha condiviso una testimonianza profonda e toccante riguardo alla comunità cristiana, che si configura come un’entità multietnica e vibrante, composta da fedeli provenienti da oltre cento paesi.

La realtà ecclesiale nella regione

La realtà ecclesiale nella regione è caratterizzata da “chiese strapiene”, una testimonianza di fede che va oltre il semplice valore aggiunto, diventando una vera e propria forza per la vita quotidiana dei migranti. Martinelli sottolinea che, nonostante le difficoltà e le sfide legate a contesti estremamente variegati, le celebrazioni cristiane sono vividamente sentite, al punto che le nove parrocchie sparse sul territorio fanno fatica ad accogliere tutti i fedeli. Questo è particolarmente evidente in Oman, dove la comunità è interamente costituita da migranti, e negli Emirati Arabi Uniti, dove la crescita della popolazione cristiana è sorprendente.

La situazione nello Yemen e in Oman

Uno dei contesti più critici, come evidenziato da Martinelli, è quello dello Yemen. Qui, dopo dieci anni di guerra civile, i cristiani sono ridotti a una sparuta minoranza. Tuttavia, la presenza delle suore di Madre Teresa di Calcutta offre un supporto cruciale attraverso opere di carità e assistenza, portando un messaggio di speranza in una nazione in difficoltà. Nonostante i limiti, la resilienza della comunità cristiana yemenita è palpabile; le loro celebrazioni e attività comunitarie testimoniano un impegno straordinario nel mantenere viva la propria fede.

In Oman, la situazione è diversa, ma non meno complessa. Le comunità cristiane qui sono prevalentemente composte da lavoratori migranti, provenienti da varie parti del mondo, tra cui India, Filippine e Africa. La vita ecclesiale in Oman riflette una vivace multiculturalità, dove lingue e tradizioni si intrecciano in un’unica esperienza di fede. Martinelli osserva come la partecipazione al catechismo da parte dei genitori sia intensa, evidenziando un forte desiderio di trasmettere la fede ai propri figli, nonostante le sfide quotidiane che affrontano nella vita da migranti.

La missione di Martinelli e il Documento sulla Fratellanza Umana

Un altro aspetto cruciale della missione di Martinelli è la celebrazione del Documento sulla Fratellanza Umana, firmato nel febbraio 2019 da Papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar, Muḥammad Aḥmad al-Tayyeb. Questo accordo ha segnato un passo fondamentale verso la promozione della pace e della convivenza tra le diverse fedi. La sua attuazione si concretizza in iniziative come la Abrahamic Family House, un complesso interreligioso che include una chiesa cattolica, una moschea e una sinagoga, simbolo di dialogo e rispetto reciproco tra le tradizioni religiose.

L’Abrahamic Family House non è solo un luogo di culto, ma anche un centro per incontri ecumenici e interreligiosi, dove le comunità possono conoscersi meglio e affrontare insieme le sfide della società contemporanea. Martinelli sottolinea come vivere attivamente il Documento non sia un’utopia, ma un impegno concreto volto a costruire un futuro di pace e comprensione reciproca. La sua visione non è solo quella di una coesistenza pacifica, ma di una collaborazione profonda tra le diverse fedi per affrontare le difficoltà comuni.

Il Premio Zayed per la Fratellanza Umana (www.vaticannews.va)

 

Il Premio Zayed per la Fratellanza Umana

Il Premio Zayed per la Fratellanza Umana, assegnato per la prima volta nel 2019, rappresenta un ulteriore passo in avanti in questo percorso di dialogo interreligioso. Quest’anno, il premio è stato conferito a organizzazioni e persone che si sono distinte per il loro impegno nella lotta contro le crisi umanitarie e i cambiamenti climatici. Tra i premiati ci sono:

  1. World Central Kitchen, che fornisce aiuti alimentari.
  2. Mia Mottley, Primo Ministro delle Barbados, per le sue azioni decisive a favore dell’ambiente.

La scelta di questi premiati riflette l’ideale di unità e cooperazione che Zayed bin Sultan Al Nahyan, il “padre della nazione” degli Emirati, ha sempre promosso.

La visione cosmopolita di Zayed ha gettato le basi per una nazione aperta e multiculturale, un modello di inclusione e rispetto per le diversità. I sette emirati che compongono gli Emirati Arabi Uniti sono stati uniti non solo politicamente, ma anche attraverso un impegno per la tolleranza e la comprensione reciproca. Questa eredità continua a essere una fonte d’ispirazione per le comunità migranti, che trovano in essa un contesto fertile per affermare la propria identità senza rinunciare alla propria fede e cultura.

In questo panorama complesso, la testimonianza di monsignor Martinelli rappresenta una voce che chiama alla solidarietà e alla cooperazione. Le chiese migranti nei paesi del Golfo non sono solo luoghi di culto, ma anche spazi di accoglienza e supporto per chi lascia il proprio paese in cerca di una vita migliore. La fede, quindi, diventa un elemento di coesione e resistenza, un faro di speranza in mezzo alle difficoltà.

Published by
Fernanda Lisi