“Ma Gesù taceva” è un invito a riscoprire, vivere e contemplare il silenzio di Cristo come espressione profonda di virtù cristiane.
Alla luce della tradizione cattolica, il silenzio di Gesù durante la Passione (cf. Mt 26,63) non è assenza di parola, ma presenza eloquente: è un atto di amore, obbedienza, pazienza e fede. Un esempio sul quale riflettere profondamente. Cercare quel silenzio può cambiare le nostre vite riavvicinandoci alla preghiera del cuore quella più gradita al Padre. Cerchiamo il nostro silenzio anche per pochi attimi il Signore è li che aspetta per incontrarci ed abbracciarci.
Ma Gesù Taceva
Il silenzio è mitezza. Quando non rispondi alle offese, quando non reclami i tuoi diritti, quando lasci a Dio la difesa del tuo onore, il silenzio e mitezza. Il silenzio è misericordia. Quando non riveli le colpe dei fratelli, quando perdoni senza indagare nel passato, quando non condanni, ma intercedi nell’intimo, il silenzio è misericordia.
Il silenzio è pazienza. Quando soffri senza lamentarti, quando non cerchi consolazione dagli uomini, quando non intervieni, ma attendi che il seme germogli lentamente, il silenzio è pazienza. Il silenzio è umiltà. Quando taci per lasciar emergere i fratelli, quando celi nel riserbo i doni di Dio, quando lasci che il tuo agire sia interpretato male, quando lasci ad altri la gloria dell’impresa, il silenzio è umiltà
Il silenzio è fede. Quando taci perché è Lui che agisce, quando rinunci ai suoni e alle voci del mondo per stare alla sua Presenza, quando non cerchi comprensione, perché ti basta essere conosciuto da Lui, il silenzio è fede. Il silenzio è adorazione. Quando abbracci la Croce senza chiedere: «Perché?», il silenzio è adorazione. MA GESÙ TACEVA

Il Silenzio luogo di incontro ideale con Dio
Il silenzio è mitezza. Come insegna Gesù nel Discorso della Montagna: «Beati i miti, perché avranno in eredità la terra» (Mt 5,5). Nella sua Passione, Gesù non risponde agli insulti, non difende sé stesso, ma affida il proprio onore al Padre. Questo è il silenzio della mitezza, che vince la violenza senza alzare la voce.
Il silenzio è misericordia. Gesù non condanna i suoi accusatori, ma intercede per loro: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Il Catechismo ci ricorda che “la misericordia è la disposizione a compiere atti d’amore verso il prossimo in difficoltà” (CCC 2447). Il silenzio che perdona è un riflesso del Cuore misericordioso di Dio.
Il silenzio è pazienza. San Paolo afferma: «La carità è paziente, e benigna» (1Cor 13,4). Cristo non si lamenta, ma accoglie ogni sofferenza nel silenzio, aspettando il compimento del disegno divino. Questo ci insegna a portare le nostre croci quotidiane con fiducia, senza mormorazioni.
Il silenzio è umiltà. Gesù, pur essendo Dio, si svuota e si fa servo (cf. Fil 2,6-8). Non reclama onore, non si giustifica: il suo silenzio nasconde la gloria e rivela il mistero dell’Incarnazione. L’umiltà si esprime anche nel lasciare che Dio parli nel silenzio del cuore.
Il silenzio è fede. Il giusto vive per fede (cf. Eb 10,38): tace perché confida. Quando non capiamo il dolore, quando le parole non bastano, il silenzio diventa atto di totale abbandono alla volontà divina.
Infine, il silenzio è adorazione. Nella notte del Getsemani, sulla Croce, Gesù tace davanti al mistero del male, adorando la volontà del Padre. Questo silenzio è l’offerta totale di sé: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46).
Nel nostro mondo rumoroso, imparare il silenzio di Cristo è atto rivoluzionario e profondamente cristiano. Un atto difficile e spesso impopolare che richiede coraggio e soprattutto fede. Noi cristiani siamo nel mondo ma non siamo del mondo (cf. Gv 17,13-18) e la nostra missione è proprio quella di sfuggire alle tentazioni ed alla confusione della quotidianità per essere luce e sale del mondo. Che il Signore ci aiuti e ci sostenga in questo nostro cammino.