Le Palme intrecciate: un viaggio tra fede, cultura ed artigianato

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La Domenica delle Palme è un momento di grande importanza nel calendario liturgico cristiano, che segna l’inizio della Settimana Santa che conduce alla Pasqua.

Durante queste celebrazioni, una delle tradizioni più affascinanti è quella delle palme intrecciate, che adornano le mani del Papa e dei cardinali in Piazza San Pietro. Questi ornamenti non sono solo simboli di giubilo e accoglienza, ma portano con sé una storia ricca di significato, tradizione e cultura.

Le origini delle palme intrecciate

Le palme e l’ulivo, utilizzati durante la Domenica delle Palme, richiamano i momenti cruciali della Passione di Cristo. In molte culture mediterranee, queste piante sono state a lungo associate a riti di celebrazione e spiritualità. In particolare, le palme intrecciate, conosciute come “parmureli” in Liguria, hanno radici profonde che si intrecciano con la storia artigianale di diverse regioni, tra cui Calabria, Sicilia e Sardegna. Queste piante sono state utilizzate per secoli per creare oggetti utili alla vita quotidiana, trasformandosi nel tempo in vere e proprie opere d’arte.

La tradizione a Roma

La tradizione delle palme intrecciate che vediamo oggi a Roma ha origine principalmente nella zona di Bordighera e Sanremo, nel Nord Italia. Queste località vantano il palmeto più settentrionale d’Europa, dove l’abilità artigianale di intrecciare le foglie di palma è stata perfezionata nel corso degli anni. Grazie all’impegno di vari enti, come il Centro Studi e Ricerche per le palme e l’Associazione Famijia Sanremasca, questa tradizione è stata preservata e continua a prosperare. Ogni anno, i “parmureli” vengono inviati a Roma, non più trasportati su una nave come in passato, ma comodamente in furgoncini.

Il legame con la storia

Un aspetto affascinante di questa tradizione è la sua connessione storica con Papa Sisto V nel 1586. Si narra che durante il posizionamento dell’obelisco egizio in Piazza San Pietro, un marinaio ligure, Capitan Benedetto Bresca, avesse dato un’indicazione cruciale per il successo dell’operazione. In segno di riconoscimento per il suo contributo, i suoi discendenti furono onorati con il privilegio di presentare ogni anno le palme al Papa. Questo legame tra la comunità ligure e il Vaticano ha dato vita a una tradizione che continua a resistere nel tempo.

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Intrecciatrice di Palme

Le sfide moderne

Tuttavia, la tradizione delle palme intrecciate si trova ora di fronte a sfide significative. La crisi economica e l’esportazione di palme adulte minacciano il patrimonio vegetale della Liguria. Inoltre, la diffusione del punteruolo rosso, un parassita proveniente dall’Asia, ha messo in grave pericolo le palme italiane, creando preoccupazioni per il futuro di questa tradizione.

Nonostante ciò, la pratica dell’intreccio delle palme non è limitata alla Liguria. In Sardegna, ad esempio, la tradizione di “sa pramma pintada” è molto sentita. Questa usanza ha origini antiche e si è evoluta nel corso dei secoli, soprattutto durante il periodo della Controriforma. Le palme intrecciate sarde, utilizzate durante le celebrazioni pasquali, presentano forme artistiche complesse, spesso collegate ai simboli della Passione, come il pesce, la croce e la spiga di grano, rappresentando la ricchezza spirituale e culturale della regione.

In Sardegna, si crede che i ramoscelli di palma e ulivo benedetti abbiano poteri protettivi, in grado di difendere dagli spiriti maligni. Questo porta alla tradizione di posizionare le palme intrecciate in luoghi strategici all’interno delle abitazioni. Allo stesso modo, in Liguria, si evita di gettare le palme benedette; piuttosto, si preferisce bruciarle, trasformandole in ceneri sacre da utilizzare nel corso dell’anno liturgico, come avviene nel mercoledì delle ceneri.

Queste tradizioni, ricche di significato e profondamente radicate nella cultura popolare, dimostrano come la Domenica delle Palme e l’arte dell’intreccio delle palme continuino a rappresentare una connessione viva tra il passato e il presente, tra fede e comunità, mantenendo viva la memoria e la spiritualità di una pratica che attraversa i secoli.

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