La redenzione di Giuseppe Perricone: da un patto col diavolo a una nuova vita

La vita di Giuseppe Perricone, un uomo di 53 anni e titolare di due bistrot a Milano, è un racconto di sofferenza, caduta e riscatto. La sua storia, che ha catturato l’attenzione del Corriere della Sera, è segnata da eventi drammatici e scelte radicali, attraversando il dolore dell’infanzia, la ricerca di potere e piacere, e la successiva redenzione.

Nato in Sicilia, Giuseppe ha vissuto fin da subito in un contesto di grande difficoltà. La madre, durante la gravidanza, ha affrontato un’emorragia grave che avrebbe potuto portare alla morte di entrambi. “Ebbe una perdita importante. Il sangue intrise il materasso fino a gocciolare sul pavimento. Secondo i medici, saremmo morti entrambi. Invece mi girai nell’utero in modo da fermare l’emorragia con la mia testa”, racconta Giuseppe, evidenziando un legame con la vita e la sofferenza che lo accompagnerà sempre.

Giuseppe Perricone, un’infanzia segnata dalla violenza

Trascorrendo i primi anni della sua vita in Belgio, Giuseppe ha vissuto un’infanzia segnata da abusi e un ambiente domestico opprimente. Suo padre, dopo aver perso il lavoro, divenne violento. “Schiaffi, pugni in faccia, calci nella pancia. Mi ruppe il setto nasale. Mi scaraventò giù dalle scale”, ricorda. La scuola, invece di rappresentare un rifugio, si trasformò in un ulteriore teatro di violenza. All’età di otto anni, Giuseppe subì uno stupro da parte di una ragazza più grande, un evento che segnò indelebilmente la sua vita e contribuì a creare un vuoto affettivo.

La ricerca di rifugio nel mondo della notte

Fu in questo contesto di dolore che Giuseppe cercò rifugio nel mondo della notte. Divenne barman, avvicinandosi a personaggi ambigui e immergendosi in una spirale autodistruttiva. “Iniziai a sniffare cocaina, da 2 a 4 grammi al giorno”, confessa, rivelando la sua vita trasformata in un turbinio di eccessi e relazioni pericolose. Il matrimonio con la donna di un boss mafioso portò a un tentativo di omicidio fallito.

La nascita del suo primo figlio, oggi 26enne, fu un momento di gioia, ma anche di conflitti interni. “Il matrimonio finì nel 2000 e 13 anni dopo mi risposai. Ero tormentato dal rimorso, svenivo sul lavoro”, ammette, mostrando un lato vulnerabile di fronte a successi superficiali.

La svolta e la rinascita

La svolta arrivò in un momento di crisi profonda. Dopo un coma etilico e un tentativo di suicidio, Giuseppe si trovò a invocare il diavolo in cambio di successo e piacere. “Prendi la mia anima e in cambio dammi per 10 anni soldi, successo e piacere”, dichiarò. In quel momento, la sua vita decollò: aprì due ristoranti di successo e si immerse in una vita di eccessi sessuali, cambiando quattro donne a settimana.

Tuttavia, il 30 gennaio 2006, mentre era in Olanda, la sua esistenza subì una trasformazione radicale. Stava per comprare crack da uno spacciatore quando sentì una voce: “Lo so che non ti ami. Io so che distruggi coloro che si amano. Ma io ti amo così come sei”. Questa rivelazione lo liberò dall’abbraccio del male, segnando la sua rinascita.

Oggi, Giuseppe vive una vita dedicata al volontariato, alla devozione e all’aiuto degli altri, cercando di espiare i peccati del passato. Ha chiuso ogni porta a Satana e ha trovato la forza di perdonare. “Oggi amo mio padre. Lui ha perdonato me, io ho perdonato lui”, afferma con commozione.

La storia di Giuseppe Perricone è un potente esempio di come, anche partendo da un passato oscuro e tormentato, si possa trovare la luce e la speranza. Rappresenta un simbolo di resilienza e cambiamento, testimoniando che è possibile risollevarsi dalle ceneri e costruire una nuova vita, anche dopo aver attraversato il profondo abisso della disperazione.

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Sara Cosimi