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La Porta Santa si apre a L’Aquila: Parolin celebra la 731.ma Perdonanza celestiniana
Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, sarà protagonista di un momento significativo per la città di L’Aquila, aprendo la Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio in occasione della 731.ma Perdonanza celestiniana
Questo evento, che rappresenta un’importante celebrazione spirituale per la comunità aquilana e per l’intera Chiesa cattolica, è stato annunciato dall’arcivescovo di L’Aquila, monsignor Antonio D’Angelo, durante un incontro con operatori della comunicazione. L’incontro, che si svolge tradizionalmente prima della memoria liturgica di San Francesco di Sales, ha messo in evidenza l’importanza della comunicazione nel contesto ecclesiale e sociale.
La Perdonanza celestiniana e il suo significato
La Perdonanza celestiniana, istituita da Papa Celestino V nel 1294, è un’indulgenza plenaria concessa a coloro che soddisfano specifiche condizioni, come la confessione e la comunione, fino ai vespri del 29 agosto. Questo rito ha un significato profondo per L’Aquila, che ogni anno accoglie migliaia di pellegrini e visitatori desiderosi di partecipare a questa celebrazione di perdono e riconciliazione. Monsignor D’Angelo ha espresso il suo apprezzamento per la presenza del cardinale Parolin, evidenziando quanto sia fondamentale in un momento in cui la comunità ha bisogno di segnali di unità e speranza.
Il legame tra Perdonanza e Giubileo
La scelta di Parolin, figura di spicco della Chiesa cattolica e collaboratore di Papa Francesco, non è casuale. La sua presenza evidenzia il legame tra la Perdonanza celestiniana e il Giubileo, un tema sottolineato anche dal Papa nella Bolla di indizione dell’Anno Santo “Spes non confundit”. In questa bolla, Francesco ha richiamato l’attenzione sulla “grande Perdonanza” come tappa fondamentale del cammino spirituale verso il primo Giubileo del 1300, un evento cruciale nella storia della Chiesa e della spiritualità cristiana.
La mitezza come virtù fondamentale
Durante l’incontro, monsignor D’Angelo ha anche discusso il tema della mitezza, un concetto che Papa Francesco ha enfatizzato nel suo messaggio per la 59.ma Giornata delle Comunicazioni Sociali. L’arcivescovo ha descritto la mitezza come una virtù essenziale, particolarmente necessaria in un’epoca caratterizzata da aggressività e conflitto. Ha esortato a considerare la mitezza non solo come un atteggiamento personale, ma come uno stile di vita in grado di influenzare positivamente le relazioni e la società.
In un contesto in cui il linguaggio è spesso carico di violenza, monsignor D’Angelo ha sottolineato l’importanza di un linguaggio pacato e sereno. Ha affermato: “Il linguaggio è fondamentale; rivela ciò che si vuole trasmettere”, evidenziando come un linguaggio violento non contribuisca alla costruzione del bene. Al contrario, un approccio comunicativo che favorisca la gentilezza e l’ascolto può rappresentare un passo verso la verità e la pace.
![Monsignor D'Angelo](https://www.medjugorje.it/wp-content/uploads/2025/01/monsignor-DAngelo-Foto-Aci-Stampa.jpg)
Costruire una cultura del bene
Il contesto attuale, caratterizzato da incertezze e sfide, richiede di ritrovare punti fermi. L’arcivescovo ha richiamato l’attenzione sul ruolo cruciale della comunicazione nel promuovere la speranza e nell’affrontare le difficoltà quotidiane. “Serve una prospettiva nuova per l’intera umanità”, ha affermato, auspicando un impegno collettivo per costruire una cultura del bene, basata su dialogo, incontro e fraternità.
Questa cultura del bene è vista come un antidoto necessario a un’epoca di divisioni e conflitti. Monsignor D’Angelo ha invitato i giornalisti e i professionisti della comunicazione a contribuire a costruire uno spirito di unità e condivisione. “È importante curare lo stile con il quale vengono presentate le notizie”, ha dichiarato, sottolineando come la qualità della comunicazione possa influenzare profondamente la percezione della realtà e la capacità di costruire legami significativi.
L’apertura della Porta Santa da parte del cardinale Parolin non rappresenta solo un evento liturgico, ma un simbolo di speranza e rinnovamento per L’Aquila e per tutti coloro che vi partecipano. La Perdonanza celestiniana, con le sue radici profonde nella storia e nella spiritualità, continua a essere un momento di riflessione, riconciliazione e apertura verso gli altri. In una società che ha sempre più bisogno di costruire ponti invece di muri, la città si prepara a un pellegrinaggio di fede, richiamando l’importanza del perdono e della comunità, in nome di una tradizione che ha saputo resistere nel tempo e che trova rinnovata forza nella testimonianza di ogni partecipante.