Il Vangelo di oggi 8 Aprile: “voi siete di quaggiù, Io sono di lassù”
Il brano del Vangelo di oggi ci invita a riflettere sulla natura divina di Gesù e sulla salvezza che Egli offre.
Gesù, parlando ai farisei, afferma che loro moriranno nei loro peccati se non credono che “Io Sono”, un’espressione che si ricollega al nome di Dio rivelato a Mosè nel deserto (Es 3,14), “Io Sono colui che sono”. Con queste parole, Gesù non solo afferma la sua identità divina, ma sottolinea anche la necessità di credere in Lui per ottenere la salvezza.
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (430) ci ricorda che “Gesù si rivela come il Verbo di Dio fatto carne”, colui che viene dal cielo e che ha il potere di donare la vita eterna. La separazione tra Gesù e i farisei è evidente: “Voi siete di quaggiù, io sono di lassù” (Gv 8,23). Questa distinzione tra il mondo terreno e quello divino è il cuore del messaggio cristiano: la salvezza non appartiene a chi vive esclusivamente secondo il mondo, ma a chi riconosce e segue Cristo, il Figlio di Dio.
Quando Gesù parla dell’innalzamento del “Figlio dell’uomo” (Gv 8,28), fa riferimento alla sua morte in croce, che diventerà il segno definitivo della sua identità divina e del sacrificio che redimerà il mondo. Il “Figlio dell’uomo” è un titolo messianico che, secondo Daniele (7,13-14), indica il Salvatore che riceverà da Dio il dominio su tutti i popoli.
Il brano si conclude con l’affermazione che molti credettero in Lui. La fede in Cristo, il Figlio di Dio, è il fondamento della salvezza: “Chi crede in me ha la vita eterna” (Gv 6,47). Questo insegnamento ci invita a rinnovare la nostra fede in Gesù, riconoscendolo come il nostro Salvatore e Signore, ed a vivere secondo la sua volontà, come ci insegna il Catechismo (CCC 1816).