Il Vangelo di oggi 16 Aprile: “Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?”
Il brano del Vangelo di oggi ci conduce nel cuore del mistero della libertà umana e della misericordia divina.
La figura di Giuda Iscariota, uno dei Dodici, evidenzia in modo drammatico come anche chi è vicino a Gesù possa scegliere di rifiutarlo. Il suo gesto – “Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?” – rivela una tragica chiusura del cuore all’amore e alla verità. Il Catechismo insegna che “Gesù non ha conosciuto il peccato, ma è venuto a espiare i peccati del mondo” (CCC 602), e proprio il peccato di Giuda sarà uno degli strumenti attraverso cui si compirà il piano salvifico di Dio.
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Il prezzo del tradimento – trenta monete d’argento – richiama la profezia di Zaccaria (Zc 11,12-13) e manifesta la svendita del Figlio di Dio, colui che è “più prezioso dell’oro” (1Pt 1,7). Ma la libertà di Giuda non è determinata: egli sceglie consapevolmente di voltare le spalle alla Verità. Gesù non lo condanna subito, ma lo avverte: “Guai a quell’uomo… meglio per lui se non fosse mai nato”. Queste parole, pur dure, sono un ultimo tentativo d’amore per scuotere la sua coscienza.
Nel contesto dell’Ultima Cena, in cui Gesù si dona nel Pane eucaristico, emerge anche il dolore degli altri discepoli: “Sono forse io, Signore?”. Questa domanda rivela umiltà e consapevolezza della propria fragilità. Il Catechismo ci ricorda che “la fede e la conversione si nutrono della memoria della Passione del Signore” (CCC 1432).
Infine, la risposta di Gesù a Giuda – “Tu l’hai detto” – è una conferma discreta, ma inequivocabile. Questo brano ci chiama alla vigilanza, alla sincerità del cuore e alla conversione quotidiana, affinché non tradiamo anche noi, con le nostre scelte, il Signore della vita.