Preghiere

Il Vangelo di oggi 10 Aprile: “Io Sono”

Il brano del Vangelo di oggi ci offre un momento cruciale: Gesù si rivela come “Io Sono”: è la risposta che fuga ogni dubbio sulla Sua identità divina.

L’identità cristiana non è una semplice appartenenza, ma il discepolato. Essere cristiani significa rimanere nel Signore, nella sua Parola e nella sua vita. Se non rimaniamo nel Signore, rischiamo di diventare solo simpatizzanti della sua dottrina, ma il discepolato è ciò che definisce la vera identità cristiana. Il discepolo è libero, perché vive in comunione con il Signore e si lascia guidare dallo Spirito Santo. In questo cammino, il discepolo unisce tradizione e novità, vivendo con libertà e fede, seguendo la guida dello Spirito in ogni momento della sua vita.

Dal Vangelo secondo Giovanni 8,51-59

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: ”È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

 

La riflessione sul Vangelo di oggi

Gesù afferma che chi osserva la sua parola “non vedrà la morte in eterno” (Gv 8,51). Questo annuncio supera il concetto di morte fisica e rimanda alla vita eterna, che è un dono che Cristo offre a chi crede in Lui e segue il suo insegnamento. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1056) ci insegna che la salvezza offerta da Cristo è la liberazione dalla morte eterna: La vita eterna è la fine della morte, che non ha più potere sui salvati”.

I Giudei, tuttavia, non comprendono queste parole e accusano Gesù di essere indemoniato, poiché non riescono a conciliare la sua affermazione con la realtà della morte, che colpì Abramo e i profeti. Gesù risponde loro che la sua gloria non proviene da se stesso, ma dal Padre, che è “il Dio di Abramo”. Con questa risposta, Gesù rivela che la sua relazione con il Padre è quella di una conoscenza perfetta e unita, e chi lo conosce, conosce veramente Dio. Il Catechismo (CCC 240) sottolinea che “il Padre e il Figlio sono uniti in modo ineffabile”.

Il momento culminante di questa rivelazione avviene quando Gesù dice: “Prima che Abramo fosse, Io Sono” (Gv 8,58). Con questa affermazione, Gesù si identifica con il “Io Sono” di Dio rivelato a Mosè (Es 3,14), un nome che esprime l’eternità e l’immutabilità divina. In questo modo, Gesù si presenta come il Verbo di Dio, coeterno con il Padre, una verità che i Giudei non possono accettare, tanto da volerlo lapidare. La risposta di Gesù ci invita a riflettere sul mistero della sua divinità e sull’importanza di accogliere la sua parola, che ci dona la vita eterna.

Published by
Cristiano Sabatini