Il Vangelo di oggi 10 Aprile: “Io Sono”
Il brano del Vangelo di oggi ci offre un momento cruciale: Gesù si rivela come “Io Sono”: è la risposta che fuga ogni dubbio sulla Sua identità divina.
L’identità cristiana non è una semplice appartenenza, ma il discepolato. Essere cristiani significa rimanere nel Signore, nella sua Parola e nella sua vita. Se non rimaniamo nel Signore, rischiamo di diventare solo simpatizzanti della sua dottrina, ma il discepolato è ciò che definisce la vera identità cristiana. Il discepolo è libero, perché vive in comunione con il Signore e si lascia guidare dallo Spirito Santo. In questo cammino, il discepolo unisce tradizione e novità, vivendo con libertà e fede, seguendo la guida dello Spirito in ogni momento della sua vita.
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: ”È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Gesù afferma che chi osserva la sua parola “non vedrà la morte in eterno” (Gv 8,51). Questo annuncio supera il concetto di morte fisica e rimanda alla vita eterna, che è un dono che Cristo offre a chi crede in Lui e segue il suo insegnamento. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1056) ci insegna che la salvezza offerta da Cristo è la liberazione dalla morte eterna: “La vita eterna è la fine della morte, che non ha più potere sui salvati”.
I Giudei, tuttavia, non comprendono queste parole e accusano Gesù di essere indemoniato, poiché non riescono a conciliare la sua affermazione con la realtà della morte, che colpì Abramo e i profeti. Gesù risponde loro che la sua gloria non proviene da se stesso, ma dal Padre, che è “il Dio di Abramo”. Con questa risposta, Gesù rivela che la sua relazione con il Padre è quella di una conoscenza perfetta e unita, e chi lo conosce, conosce veramente Dio. Il Catechismo (CCC 240) sottolinea che “il Padre e il Figlio sono uniti in modo ineffabile”.
Il momento culminante di questa rivelazione avviene quando Gesù dice: “Prima che Abramo fosse, Io Sono” (Gv 8,58). Con questa affermazione, Gesù si identifica con il “Io Sono” di Dio rivelato a Mosè (Es 3,14), un nome che esprime l’eternità e l’immutabilità divina. In questo modo, Gesù si presenta come il Verbo di Dio, coeterno con il Padre, una verità che i Giudei non possono accettare, tanto da volerlo lapidare. La risposta di Gesù ci invita a riflettere sul mistero della sua divinità e sull’importanza di accogliere la sua parola, che ci dona la vita eterna.