Nel mondo cattolico, il tema della successione papale è sempre di grande attualità, soprattutto in un periodo in cui le condizioni di salute di Papa Francesco sollevano interrogativi sul futuro della Chiesa. Negli ambienti vaticani si registra un certo timore di arrivare impreparati alla prossima Sede Vacante, un’eventualità che richiama alla mente le dimissioni inaspettate di Benedetto XVI nel 2013. Quel gesto ha segnato una svolta nella storia del papato e, a distanza di oltre nove anni, l’ex Papa vive serenamente nel Monastero Mater Ecclesiae, ma la sua presenza continua a influenzare il dibattito interno alla Chiesa.
Recentemente, il giornalista Massimo Franco ha pubblicato un libro dal titolo “Il Monastero” (Solferino), che approfondisce questo tema, suggerendo che l’ombra di Benedetto XVI possa ancora aleggiare sulla Chiesa. Le sue dimissioni hanno aperto la strada a un nuovo modo di concepire il papato, che potrebbe influenzare anche le future scelte dei vescovi di Roma.
Le condizioni di salute di Francesco, costretto da alcune settimane a utilizzare una sedia a rotelle anche per brevi spostamenti, hanno alimentato le speculazioni sul futuro della guida della Chiesa. È importante notare che il pre-conclave non è un fenomeno nuovo; esso è iniziato già nei primi anni Novanta, ben prima della morte di Giovanni Paolo II, e ha sempre preceduto momenti decisivi per la Chiesa. La storia insegna che molti “papabili” sono stati accantonati o sono deceduti prima di arrivare al conclave, creando un contesto in cui i pontefici regnanti hanno potuto operare senza l’assillo immediato della successione.
Attualmente, il Collegio cardinalizio conta 117 porporati elettori, ovvero sotto i 80 anni, e tra questi potrebbero esserci nomi destinati a emergere come potenziali successori. Ecco alcuni dei principali candidati:
Zuppi, in particolare, rappresenta una continuità con lo spirito di apertura e riforma avviato da Francesco, il quale ha cercato di riportare la Chiesa verso le istanze del Concilio Vaticano II.
Tuttavia, non mancano in seno al Collegio cardinalizio coloro che auspicano un ritorno a posizioni più tradizionali. Questa corrente minoritaria, che ha visto nel pontificato di Bergoglio un allontanamento dai valori tradizionali, non ha attualmente la forza necessaria per influenzare le decisioni riguardanti il conclave. Inoltre, la prossima nomina di nuovi cardinali da parte di Francesco, in un previsto concistoro, potrebbe ulteriormente ridefinire il panorama.
Il 5 giugno 2023 entrerà in vigore la Costituzione apostolica “Praedicate Evangelium”, che ridisegna la Curia romana e potrebbe influenzare le future dinamiche del conclave. Francesco ha già espresso l’intento di rivedere i capidicastero, introducendo anche figure laiche, il che rappresenta un cambio di paradigma significativo all’interno della Chiesa.
Il dibattito interno alla Chiesa è vivace e complesso, come dimostra il recente libro di monsignor Giuseppe Mani, intitolato “Quello che il vescovo non deve fare”. Le sue riflessioni, ricche di spunti critici, pongono interrogativi cruciali sul futuro della leadership ecclesiastica. Mani, richiamando le parole di Paolo VI, esprime preoccupazioni sulla mancanza di figure di riferimento forti e carismatiche, suggerendo che la Chiesa ha bisogno di leader che possano affrontare le sfide contemporanee con autorevolezza e visione.
In questo contesto, si delinea un panorama di attese, incertezze e speranze, mentre il pre-conclave continua a prendere forma. La Chiesa si prepara a un futuro che richiede non solo saggezza e discernimento, ma anche la capacità di affrontare le sfide globali e interne con coraggio e determinazione.