Spesso, il digiuno viene frainteso e ridotto a considerazioni di salute. Le obiezioni comuni, come «La colazione è fondamentale» o «Non si salta», evidenziano una visione superficiale.
È fondamentale comprendere che il digiuno non deve essere visto come un semplice atto di privazione, ma come un’opportunità per coltivare la carità e l’amore. La liturgia della Chiesa maronita offre una visione chiara di come il digiuno debba essere intrecciato con l’amore, come evidenziato in un canto del vespro del martedì di Quaresima.
Per chi proviene da culture come quella libanese, il digiuno non è solo una questione di salute fisica, ma un vero e proprio atto d’amore. In Italia, dove risiedo da oltre vent’anni, ho portato con me queste tradizioni, che includono pratiche di digiuno come quella che va dalla mezzanotte del Giovedì Santo fino al mezzogiorno del Sabato Santo.
Il significato spirituale del digiuno
Il digiuno cristiano trascende la mera astinenza dai cibi e si configura come un atto profondo di amore verso Dio e verso il prossimo. La fame fisica che si prova diventa un simbolo della nostra fame spirituale, un richiamo alla nostra «povertà in spirito» (cfr. Matteo 5,3). Ecco perché il digiuno è un’esperienza che ci invita a riflettere sulle nostre priorità e sui legami con gli altri.
- Riflettere sulle priorità: Il digiuno ci spinge a considerare cosa è veramente importante nella nostra vita.
- Generare atti di amore: La pratica del digiuno ci invita a compiere gesti di solidarietà verso chi vive la fame come una condizione quotidiana.
- Elevazione spirituale: Non è un atto di disprezzo verso il corpo, ma un’opportunità per connetterci con la nostra umanità condivisa.

Il digiuno come atto collettivo
Il digiuno non è solo un’esperienza individuale, ma può essere vissuto anche in comunità. Le tradizioni familiari durante la Quaresima possono rafforzare i legami sociali e spirituali. Attraverso la condivisione delle esperienze e delle riflessioni, il digiuno diventa un momento di crescita collettiva.
Ogni volta che ci asteniamo dal cibo, abbiamo l’opportunità di riflettere su come possiamo utilizzare ciò che risparmiamo per aiutare gli altri. La Quaresima diventa così un periodo di trasformazione non solo per noi stessi, ma anche per le persone che ci circondano. La gioia di un gesto generoso, come un pasto condiviso con chi ha fame, può riempire i nostri cuori e darci un senso di scopo e connessione.
Un invito alla riflessione
In un’epoca in cui il consumismo e l’individualismo sembrano dominare, il digiuno ci invita a fermarci e a riconsiderare le nostre scelte. Ci ricorda che il vero senso della vita non si trova nel possesso materiale, ma nella capacità di amare e condividere. È un invito a trasformare la nostra fame in un amore attivo, rendendo il nostro digiuno una celebrazione della vita e della comunità.
In conclusione, il digiuno in Quaresima non è solo un atto di privazione, ma un’opportunità per coltivare relazioni significative e contribuire al benessere degli altri. Attraverso la consapevolezza e l’azione, possiamo trasformare questa pratica in un potente strumento di amore e solidarietà.