Giuseppina Bakhita: dalla schiavitù alla santità

La storia di Giuseppina Bakhita, una donna originaria del Sudan, è un racconto di sofferenza e speranza.

Nata nel 1869 in un villaggio nel Darfur, nei pressi del Monte Agilere, Giuseppina visse una vita segnata da eventi drammatici che la portarono a diventare una figura di riferimento per la fede cristiana e un simbolo di libertà. Il suo cammino spirituale e la sua straordinaria storia di vita la rendono, senza dubbio, una delle prime extracomunitarie elevate all’onore degli altari.

L’infanzia di Giuseppina Bakhita e poi la libertà

La vita di Giuseppina Bakhita iniziò in un contesto familiare affettuoso, con genitori, tre fratelli e tre sorelle, e uno zio che ricopriva il ruolo di capo villaggio. Tuttavia, la sua infanzia fu spezzata quando, all’età di otto o nove anni, fu rapita da due mercanti di schiavi arabi. Mentre raccoglieva erbe in un campo vicino casa, Giuseppina fu minacciata con un fucile e costretta a seguirli nella fitta boscaglia. Da quel momento, la sua vita cambiò radicalmente. In una memoria redatta durante la sua vita da suora, raccontò il terrore provato: “Chiamavo mamma e papà, ma nessuno mi udiva”.

Dopo una lunga prigionia, Giuseppina fu venduta a diversi padroni, subendo maltrattamenti e sofferenze di ogni genere. Tra le esperienze più traumatiche, il supplizio del tatuaggio inflitto da una fattucchiera, che le praticò incisioni sul corpo, nel tentativo di trasformarla in un oggetto esotico da mostrare. Questo processo le provocò gravi danni, e la giovane rimase in bilico tra la vita e la morte. Nel 1884, la sua sorte cambiò nuovamente quando fu acquistata da un agente consolare italiano, Calisto Legnani, che la portò in Italia.

Arrivata in Italia, Giuseppina si stabilì a Mirano Veneto, dove divenne tata per la figlia dei suoi nuovi padroni. Qui, conobbe l’amore e la cura, elementi che la aiutarono a riprendersi dai traumi subiti. Fu in questo contesto che incontrò Illuminato Checchini, un fervente cattolico che la introdusse alla fede cristiana. La sua conversione spirituale avvenne in un momento di grande introspezione; Giuseppina si rese conto che la sua nuova vita in Italia era un’opportunità per costruire un futuro lontano dalla schiavitù.

Giuseppina Bakhita (www.medjugorje.it)

La vita religiosa e l’eredità di Giuseppina Bakhita

Il battesimo di Giuseppina avvenne il 9 gennaio 1890, giorno in cui ricevette i nomi di Giuseppina, Margherita e Fortunata. Nonostante le difficoltà linguistiche e culturali, Giuseppina mostrò una straordinaria determinazione nell’apprendere e abbracciare la fede cristiana. La sua vita religiosa si sviluppò ulteriormente, portandola a entrare nell’Istituto delle Figlie della Carità nel 1893, dove iniziò il suo noviziato e fece la professione dei voti nel 1896.

Dopo la professione, Giuseppina visse a Schio, dove divenne conosciuta come “Madre Moretta”. La gente si affezionò a lei per la sua semplicità, affabilità e il suo sorriso contagioso. Nonostante le sofferenze fisiche accumulate durante gli anni di schiavitù, Giuseppina dedicò la sua vita al servizio degli altri, sempre pronta ad aiutare e a confortare chi ne avesse bisogno. La sua dedizione non passò inosservata, e durante la Seconda Guerra Mondiale, molti credevano che la sua presenza proteggesse la città dai bombardamenti.

Ma la vita di Giuseppina non fu priva di sfide. A causa dei traumi subiti, sviluppò gravi problemi di salute, che la portarono a vivere gli ultimi anni della sua vita in carrozzella. Tuttavia, nonostante le sue condizioni, Giuseppina continuò a pregare intensamente, offrendo le sue sofferenze per la Chiesa e per la salvezza delle anime. Morì l’8 febbraio 1947, lasciando un’eredità di fede e speranza.

Il processo di canonizzazione di Giuseppina Bakhita iniziò nel 1959, a soli 12 anni dalla sua morte. Fu beatificata da Giovanni Paolo II il 17 maggio 1992 e canonizzata il 1° ottobre 2000. Il miracolo che portò alla sua canonizzazione riguardò la guarigione di Eva da Costa Onishi, una donna brasiliana che, dopo aver invocato l’intercessione di Giuseppina, sperimentò una rapida e inspiegabile guarigione da gravi ulcerazioni agli arti.

Giuseppina Bakhita è oggi un simbolo di libertà e speranza per molte persone in tutto il mondo. La sua vita testimonia la potenza della fede e la capacità di superare le avversità. L’icona della santa continua a ispirare la lotta contro la tratta di esseri umani e la schiavitù moderna, temi che sono ancora tragicamente attuali. La sua figura è celebrata non solo dalla Chiesa cattolica, ma anche da chi lotta per i diritti umani e la dignità di ogni persona.

Published by
Fernanda Lisi