Il profeta Geremia ci invita a riflettere sul nostro rapporto con Dio. La vera felicità e la vera vita non vengono dalla fiducia nelle cose terrene, ma dalla fede in Dio, che è fonte di ogni bene.
Il brano di oggi presenta un forte contrasto tra due visioni della vita: quella di chi ripone la propria fiducia nell’uomo e quella di chi confida nel Signore. Chi si affida a Dio, infatti, non solo trova pace e stabilità, ma è anche chiamato a produrre frutti di amore e giustizia, come l’albero che non smette mai di fruttificare.
Dal Libro del profeta Geremia (Ger 17,5-10)
Così dice il Signore: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarà come un tamarisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere. Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti. Niente è più infido del cuore e difficilmente guarisce! Chi lo può conoscere? Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per dare a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni”.
La maledizione di chi confida nell’uomo
“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore”. Questo avvertimento richiama la realtà del peccato originale, quando l’uomo, invece di fidarsi di Dio, ha scelto di confidare nella propria forza e intelligenza (Genesi 3). Chi ripone la propria fiducia esclusivamente nelle forze umane, senza riconoscere la sovranità di Dio, si trova in una condizione di aridità spirituale. Il cuore che si allontana da Dio diventa come “un tamarisco nella steppa”, incapace di produrre frutti e destinato a vivere in un deserto, simbolo di una vita priva di speranza e di vera pienezza.

La benedizione di chi confida nel Signore
Al contrario, è “Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia”. Un versetto che ricorda il Salmo 1,1-3, che descrive l’uomo giusto come “un albero piantato lungo un corso d’acqua“, che “non teme quando viene il caldo”, che “non smette di produrre frutti”. Chi confida nel Signore, riconosce la Sua presenza costante, come una fonte di vita che non si esaurisce mai. Questo simbolo dell’albero che affonda le radici nell’acqua è la promessa di stabilità e di abbondanza spirituale anche nei momenti di difficoltà. La vera fiducia in Dio porta alla pace interiore, perché è in Dio troviamo la nostra forza e la nostra salvezza (CCC 2835).
Geremia conclude dicendo che “niente è più infido del cuore” (v. 9), un concetto che la Scrittura riprende più volte per sottolineare la fragilità della natura umana. Il cuore dell’uomo è incline al peccato e all’autosufficienza. Solo Dio, “che scruta la mente e saggia i cuori” (v. 10), è in grado di conoscere veramente l’uomo e di giudicare le sue azioni. Perché solo in Dio possiamo trovare la purificazione del cuore, un cuore capace di amare secondo la Sua volontà (CCC 2532).