Fermare la violenza per salvaguardare i civili

Il Papa ha sottolineato la necessità di garantire la protezione dei civili, sperando in una rapida restaurazione della pace e della sicurezza.

Negli ultimi giorni, la situazione nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) ha subito un drammatico deterioramento, attirando l’attenzione internazionale e suscitando preoccupazione tra leader globali e organizzazioni umanitarie. Durante l’udienza generale di mercoledì 29 gennaio , Papa Francesco ha espresso la sua profonda inquietudine per l’escalation di violenze che ha colpito in particolare la regione orientale del Paese, in particolare Goma, capoluogo del Nord Kivu. È un appello accorato quello lanciato dal Pontefice: «Esorto tutte le parti in conflitto ad impegnarsi per la cessazione delle ostilità e per la salvaguardia della popolazione civile di Goma e delle altre zone interessate dalle operazioni militari».

La violenza ha mietuto vittime innocenti: attualmente si stima che oltre cento persone abbiano perso la vita e che più di mille siano sfollate a causa dei combattimenti. Questo contesto di instabilità ha portato a una crescente frustrazione tra la popolazione, che si sente abbandonata dalle autorità locali e dalla comunità internazionale.

La complicata situazione politica

La situazione è ulteriormente complicata dall’annullamento dell’incontro previsto tra il presidente congolese Félix Tshisekedi e il suo omologo ruandese Paul Kagame, previsto per oggi a Goma. Questo evento, che avrebbe potuto rappresentare un passo importante verso la risoluzione del conflitto, evidenzia invece la crescente frattura tra le istituzioni governative e le forze armate congolesi, così come la popolazione. Le tensioni interne all’esercito congolese sono palpabili, con molti ufficiali che vedono nel presidente Tshisekedi il principale responsabile della recente disfatta contro i ribelli del gruppo M23.

L’avanzata del M23, sostenuto dal Rwanda, ha sollevato timori di una possibile espansione del conflitto verso altre città come Bukavu, Kalemie, Beni, Bunia e Kisangani. Attualmente, queste aree sono protette da un numero insufficiente di soldati dell’esercito nazionale e agenti di polizia, rendendo la popolazione vulnerabile a ulteriori attacchi. La paura di un ritorno a uno stato di anarchia è concreta e le immagini della violenza a Goma parlano chiaro: la popolazione civile si è rivoltata contro le ambasciate, accusando la comunità internazionale di non intervenire concretamente.

Recentemente, le ambasciate di Francia e Belgio, simboli del colonialismo e delle fratture storiche nel Paese, sono state date alle fiamme, insieme a quella del Rwanda, considerato il principale supporto al M23. Questa situazione di crescente tensione ha portato a una mobilitazione generale della popolazione, che si sente tradita e abbandonata. In questo contesto di violenza e disordini, anche le organizzazioni umanitarie stanno vivendo un momento critico. Secondo Save the Children, centinaia di bambini sono stati separati dai loro genitori a causa del conflitto, mettendo a rischio la vita di oltre 200.000 minori.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha denunciato un drammatico aumento degli episodi di violenza sessuale lungo le rotte di fuga verso il Sud Kivu, rendendo la situazione ancora più allarmante per le donne e i bambini. Le istituzioni locali e internazionali stanno cercando di rispondere a questa crisi, ma le azioni intraprese finora sembrano insufficienti rispetto all’entità della catastrofe umanitaria in atto.

sfollati Ituri Repubblica Democratica del Congo (www.medjugorje.it)

Appelli alla pace e aiuti umanitari

L’Unione Africana ha lanciato un appello a tutti i gruppi armati affinché cessino immediatamente le ostilità e depongano le armi, mentre il Kenya sta guidando un processo di mediazione tra il governo congolese e i gruppi armati per promuovere il disarmo. In un recente incontro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il rappresentante cinese ha sollecitato il Rwanda a interrompere il sostegno al M23, mentre anche gli Stati Uniti stanno esercitando pressioni sul governo ruandese per una risoluzione pacifica del conflitto.

In risposta all’emergenza, l’Unione Europea ha annunciato un pacchetto di aiuti umanitari per la RDC, inizialmente stimato in 60 milioni di euro. Tuttavia, mentre queste misure possono offrire un po’ di sollievo, la vera soluzione risiede nella cessazione delle violenze e nella protezione dei civili, un tema centrale nell’appello del Papa e nella preoccupazione di molte organizzazioni umanitarie. La comunità internazionale deve fare di più per garantire che il popolo congolese possa vivere in pace e sicurezza, libero dalla paura e dalla violenza che ha segnato la sua storia.

Published by
Giorgio Liberti