Negli ultimi anni, l’estate a Ceresole Reale, un incantevole paese ai piedi del Gran Paradiso in Piemonte, si è animata con il festival della “Parola in-sorgente” che ha coinvolto molti giovani.
Questo evento ha l’obiettivo di riscoprire il significato autentico delle nostre espressioni e liberare i valori soffocati dai luoghi comuni che offuscano la nostra sete di libertà. Quest’anno, il festival ha deciso di estendere la sua riflessione al periodo invernale, organizzando un evento dedicato all’uso e all’abuso del corpo nella società contemporanea. Il titolo dell’incontro, “Corpi in mostra. Desideri in trappola. Prima deformance” (22 e 23 febbraio al Teatro Giulia di Barolo, a Torino), invita a esplorare un tema sempre più rilevante nel panorama postmoderno.
Un dialogo aperto con i giovani
Fabio Cantelli Anibaldi, curatore dell’iniziativa e filosofo, ha avviato un dialogo con adolescenti e giovani di diverse parti d’Italia, raccogliendo le loro esperienze e preoccupazioni riguardo il corpo e il desiderio. «Questa iniziativa nasce dalla necessità di riflettere insieme a loro», spiega Cantelli Anibaldi, «senza assumere un atteggiamento di giudizio, ma piuttosto di comprensione». Tra gli ospiti del festival ci saranno personalità di spicco come Bruno Gambarotta, Walter Sini e Francesca D’Aloja, che porteranno le loro esperienze e visioni in un dibattito che promette di essere stimolante.
La condizione dei corpi esposti
Il tema centrale dell’evento è la condizione di corpi “esposti”, che secondo Cantelli Anibaldi, sono diventati una merce nel sistema della moda e della comunicazione globale. Questa esposizione continua porta a un’inevitabile frustrazione, poiché ciò che i giovani percepiscono come desiderio si trasforma in una ricerca di approvazione e accettazione, spesso illusoria. Il corpo, quindi, diventa un oggetto di consumo, piuttosto che un’entità da vivere e rispettare. «I corpi che vediamo oggi sono cloni di un’unica matrice, privi di autenticità», afferma il curatore, evidenziando il rischio di una serializzazione dell’identità.

Riscoprire il corpo attraverso la deformance
Il concetto di “deformance”, l’opposto della performance, viene presentato come una possibilità per riportare il corpo al centro della vita, non come un oggetto esibito ma come un mezzo di espressione autentica. «La deformance è un invito a permettere al corpo di raccontare storie di esperienze vissute, piuttosto che essere semplicemente analizzato o utilizzato per scopi esterni», continua Cantelli Anibaldi. Questo approccio mira a riconnettere le persone con la loro corporeità, promuovendo un’educazione che vada oltre il semplice atto di mostrarsi.
La cultura attuale, fortemente influenzata dal mercato e dai social media, celebra questa triste “esposizione universale dei corpi”. Le piattaforme social hanno creato un’illusione di visibilità e successo, portando le masse a credere che il valore personale sia legato all’apparenza e al numero di “like” ricevuti. Questo fenomeno ha un impatto profondo sui giovani, che spesso si sentono costretti a esibirsi per non passare inosservati. L’educazione a un’esistenza autentica richiede un percorso di scoperta personale che non si basa sull’approvazione esterna, ma sulla conoscenza di sé.
In questo contesto, l’iniziativa di Torino non è solo un evento culturale, ma una chiamata all’azione per affrontare le sfide che i giovani affrontano oggi. È un’opportunità per incoraggiare il dialogo e la riflessione su temi fondamentali come l’identità, il corpo e il desiderio, invitando tutti a un approfondimento che va oltre le apparenze. Con il supporto di pensatori, scrittori e artisti, il festival promette di essere un’occasione per riscoprire il valore di una vita vissuta autenticamente, lontano dai riflettori e dalle pressioni sociali.