Adolescenti in crisi verso l'età adulta: l'aiuto che non va negato
L’adolescenza rappresenta un periodo cruciale per lo sviluppo umano, e oggi i giovani si trovano ad affrontare sfide senza precedenti.
Recenti dati rivelano che circa 89 milioni di ragazzi e 77 milioni di ragazze nella fascia di età compresa tra i 10 e i 19 anni soffrono di disturbi mentali, come ansia e depressione. Questo fenomeno preoccupante, che colpisce un adolescente su sette, è il risultato di un mix di fattori sociali, culturali ed economici che meritano un’attenta analisi.
Annalisa Quinto, ricercatrice dell’Università di Bologna, ha approfondito questo tema nel suo libro “Adolescenti, disagio e educazione alla cittadinanza”. La Quinto , in una lunga intervista su Avvenire sottolinea che l’adolescenza odierna è caratterizzata da un profondo disagio psicologico, che si traduce in difficoltà nel compiere i normali compiti evolutivi richiesti dal contesto sociale. I giovani di oggi devono costruire la propria identità in un mondo in continua evoluzione, dove le aspettative sono molteplici e spesso contraddittorie. Questa complessità genera incertezza e una sensazione di fallimento, poiché i ragazzi faticano a trovare un equilibrio tra ciò che desiderano essere, ciò che possono essere e ciò che la società si aspetta da loro.
Un aspetto cruciale del discorso è la diminuzione del desiderio e della capacità di progettare il futuro. Molti adolescenti faticano a immaginare un percorso di vita chiaro e significativo, il che porta a una mancanza di speranza. Durante una ricerca condotta su un campione di 182 ragazzi tra i 15 e i 18 anni, sono emersi dati allarmanti:
I giovani percepiscono il futuro come un campo minato di incertezze, dove crisi climatiche, guerre e cattiva gestione delle risorse pubbliche alimentano sentimenti di impotenza e rassegnazione.
In un contesto caratterizzato da una razionalità neoliberista, i giovani sono spesso ridotti a meri strumenti economici, dove la loro identità è misurata in base alla competizione e alla performance. L’educazione, invece di essere un mezzo di crescita personale e sviluppo di capacità critiche, si trasforma in un processo volto a formare individui pronti a “vendere” le proprie competenze sul mercato del lavoro. Questo approccio genera ansia e stress, creando un ambiente in cui la vulnerabilità e il fallimento non sono accolti come opportunità di apprendimento, ma visti come segni di debolezza.
Per affrontare queste sfide, è fondamentale ripensare l’educazione. Non può più limitarsi alla trasmissione di nozioni, ma deve diventare uno strumento di empowerment, capace di fornire ai giovani le competenze necessarie per navigare in un mondo complesso. L’educazione alla cittadinanza può rappresentare una via per aiutare gli adolescenti a sviluppare autostima, agency e autoefficacia, permettendo loro di essere protagonisti attivi nel proprio contesto di vita.
In questo processo, la dimensione comunitaria è cruciale. Gli ambienti educativi devono trasformarsi in spazi di partecipazione attiva, dove i giovani possano sperimentare forme di responsabilità collettiva. Solo così sarà possibile costruire una nuova generazione di cittadini consapevoli, capaci di affrontare le sfide del futuro con coraggio e determinazione. L’educazione deve essere un faro di speranza, orientato alla costruzione di un domani migliore, in cui ogni giovane possa sentirsi parte integrante di una comunità.